Ancora un pienone al teatro Pirandello di Agrigento e questa volta non c’era nessun enfant prodige locale a calcare la scena ma uno spettacolo fra i più fortunati delle ultime stagioni teatrali italiane: Don Giovanni di Molière con la regia e l’interpretazione di Alessandro Preziosi.
Diciamo subito che dieci minuti di applausi finali sono stati la prova di un grande successo, quanto di meglio si è visto sul palco negli ultimi anni: un’opera geniale.
Geniale è il testo che Molière ha ricavato sia da Tirso de Molina che dalle rivisitazioni delle compagnie della commedia dell’arte italiana. L’autore francese ci ha lasciato un testo al contempo tragico e sarcastico sull’uomo dissoluto, senza scrupoli, egocentrista, miscredente e, comunque, sincero e coerente fino alla morte. Don Giovanni strazia cuori di fanciulle, ferisce di cappa e spada, nega Dio e la sua bontà; nemmeno di fronte alla morte, che ha l’ardire di parlargli, indietreggia di fronte alla sua sfida, coerente e anti ipocrita fino all’estremo, fino a toccare l’inferno.
Alessandro Preziosi, dopo Amleto e Cyrano (che gli è valso la Maschera d’oro 2014) si cimenta con un altro personaggio-pilastro del teatro classico, con un’altra sfida, impavido al rischio del passo indietro rispetto ai successi precedenti. E la sfida la vince, due volte: come regista e come attore.
Mette in scena un’ambientazione in apparenza contraddittoria: personaggi classici, nel più fedele rispetto del testo, e scenografia tecnologica… ma riportata in una reale cornice antica.
Imposta i movimenti scenici in un vuoto assoluto dove gli attori si muovono in coreografie quasi da balletto classico: precisi, a tempo e coordinati. E gli attori sembrano cantare monologhi e dialoghi, sfruttando ogni tono di voce, ogni sfumatura vocale.
Non è il solo Preziosi-Don Giovanni ad eccellere, ma anche Nando Paone –Sganarello è stato eccellente, anche gli altri ‘ragazzi’ Lucrezia Guidone, Roberto Manzi, Matteo Guma, Danielo Paoloni, Maria Celeste Sellitto e Daniela Vitale si dimostrano all’altezza e degni di dividere i lunghi applausi del pubblico: Alessandro Preziosi si è dimostrato anche un gran maestro.
Maestro anche a sottolineare i momenti più rilevanti e più allusivi del testo di Molière: la disumana irrisione del genitore, l’indifferenza per l’altrui sofferenza, l’apoteosi della critica dell’ ipocrisia.
In fondo non è solo lui quello che rimane sincero e coerente? Il suo stesso servo che alla sua scomparsa piange… la mancata corresponsione dello stipendio è più umano del cinico padrone? Oggi come quasi quattrocento anni fa, ha più morale la falsità, il conformismo, il perbenismo di facciata o un uomo che vive secondo i suoi principi? E paga di persona.
Alessandro Preziosi si è dimostrato un genio del palcoscenico e un posto fra i grandi del teatro se l’è ormai conquistato.
Foto di scena di Diego Romeo