Ancona, teatro delle Muse, “Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart
DON GIOVANNI, SEMPRE ALLO SPECCHIO
Questo Don Giovanni è stato l'opera inaugurale della edizione 2009 dello Sferisterio opera festival, incentrato sul tema della seduzione, e fungeva da cerniera con la precedente edizione sull'inganno: Don Giovanni seducente ma anche ingannatore. Pier Luigi Pizzi è particolarmente affezionato a questa opera, che ha segnato il suo debutto come scenografo (Genova, 1952) e poi come regista (Torino, 1977). Ora si occupa di regia, scene e costumi.
La scena è una pedana inclinata, aperta su uno sfondo vuoto, sul nulla, con specchi posizionati sul lato sinistro in modo da rimandare il teatro: l'effetto era più bello a Macerata (dove a riflettersi erano le morbide curve lignee del Bibiena) che ad Ancona (dove a riflettersi sono i rigidi spigoli di cemento del moderno teatro) ma ora l'allestimento respira maggiormente negli spazi più ampi delle Muse. Non ci sono oggetti di scena, se non un letto e qualche poltrona. Lo spettacolo è fatto dai costumi settecenteschi e sontuosi, stoffe splendide, colori raffinati, dettagli curatissimi che imprimono una forte iconicità alla messa in scena. Le luci di Sergio Rossi contribuiscono a rendere l'atmosfera soffusa dei boudoirs dipinti da Boucher. Gli specchi riflettono tutto, senza pudore ma senza voyeurismo, solo per rendere estremamente realistico quanto avviene in scena. Pizzi infatti sottolinea l'erotismo, spingendo i protagonisti ad abbracciarsi, baciarsi, toccarsi: ma tutto avviene, ripetesi, senza nulla di scandaloso, in modo naturale. E crudele. Come l'amore.
Per quel che concerne i dettagli della messa in scena, riporto sostanzialmente quanto già pubblicato in occasione della messa in scena maceratese. Sulla sinfonia si assiste alla vestizione di Don Giovanni, aiutato da Leporello a cui lo lega una complicità oltre il ruolo padrone-servitore. Così la cavatina di Leporello è ancora più efficace, poiché lo si è appena visto “faticare”, servire il gentiluomo. Ottimo che, quando Elvira attacca la sua cavatina, Don Giovanni e Leporello rotolano da un lato all'altro del palcoscenico, invisibili alla donna. Ha convinto di meno, durante il catalogo, che Leporello si spogli, si prenda delle libertà con Donna Elvira sul letto. La regia sottolinea l'erotismo, si sofferma sul rapporto fisico che lega i personaggi, i quali si abbracciano, si toccano, si stringono: Don Giovanni canta “Là ci darem la mano” con Zerlina in braccio, tutti si spogliano e si vestono in continuazione, oppure si rotolano sul letto, torna più volte il feticismo del piede nudo. In questa ripresa si spoglia anche Don Ottavio. Dopo l'incontro con il convitato di pietra Don Giovanni viene ghermito da corpi biancastri e nudi che lo divorano. Il finale conferma lo sguardo brioso e giocoso, per niente cupo: in genere ci si chiede se il mondo ritrovi, in senso maggiormente illuministico, il proprio equilibrio senza l'elemento perturbatore (Don Giovanni) oppure, più romanticamente, il mondo giri a vuoto poiché privato all'improvviso del suo fulcro gravitazionale (Don Giovanni). Qui c'è una gran festa che coinvolge tutti, con ironia e distacco: solo Leporello piange il disparte.
Asher Fisch ha rivelato difficoltà nel tenere i tempi, sempre allargati, e nel pulire i suoni, sempre opachi e ammorbiditi, mai frizzanti. Poco udibile il clavicembalo suonato dallo stesso Fisch.
La compagnia di canto è quasi la stessa della precedente edizione, con una ottima rispondenza vocale e fisica ai ruoli. Però il cast di Don Giovanni è come un sistema solare: ogni cantante è un pianeta che però gira intorno al sole. Qui è mancato proprio il sole, il motore dell'azione. Infatti il Don Giovanni di Nmon Ford è giovanissimo, probabilmente troppo: manca di personalità dal punto di vista attoriale e, soprattutto, di autorevolezza dal punto di vista vocale. Quando in scena c'è Don Giovanni, egli dovrebbe assorbire tutta la “luce”, invece in questo caso resta anonimo tra il gruppo, non a fuoco.
Invece il gruppo è notevole, ancora meglio che a Macerata. Andrea Concetti è un atletico e vivace Leporello che serve ambiguamente Don Giovanni; la voce è notevole e usata perfettamente, nella fatica di saltare, cadere a terra, rotolarsi. Carmela Remigio in pochi mesi ha maturato la parte di Elvira (a Macerata debuttava, dopo essere stata un'ottima Donna Anna) ed è parsa ancora più padrona dei registri centrale e basso; il ruolo è gestito con eleganza e in modo tumultuoso, enfatizzando la gestualità e dando molto risalto alla sua bella capigliatura mora. Myrtò Papatanasiu, dalla voce potente e a momenti poco controllata nel registro alto, è una Donna Anna, frenetica e agitata, ai limiti dell'isteria. Saimir Pirgu è l'altra novità del cast, questa positivissima: bella voce e bene usata, sicura ed agile nel registro alto con acuti corposi: le due arie sono cantate senza cedimenti e con buona resa coloristica. Freschi ed acerbi Zerlina e Masetto: lei, Manuela Bisceglie, lui, William Corrò. Con loro il Commendatore di Gudjon Oskarsson paludato in camicione bianco.
A Macerata ci augurammo una ripresa dello spettacolo: eccola. Anche ad Ancona teatro tutto esaurito con vivo successo e molti applausi.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Delle Muse
di Ancona
(AN)