Lirica
DON GIOVANNI

Don Giovanni tra specchi e vuoto

Don Giovanni tra specchi e vuoto

Il Don Giovanni di Mozart è il secondo titolo d'opera in cartellone per la stagione 2011, il primo ad essere presentato dal nuovo sovrintendente Francesco Ernani. Un anno difficile per la lirica bolognese, tra tagli e minacce di commissariamento, ma in cui il Comunale guarda avanti, pensando al 2013 - ricorda Ernani - data del suo 250° compleanno. Intanto ecco una delle opere più amate del repertorio mozartiano, il dramma giocoso in due atti che il compositore salisburghese scrisse su libretto di Da Ponte.

L' allestimento in scena è dello Sferisterio Opera Festival di Macerata, dove debuttò due anni fa, con la regia, le scene e i costumi di Pier Luigi Pizzi. Chi si aspettava il Pizzi degli anni '80/'90, con regie di richiamo neoclassico oppure barocco è rimasto decisamente deluso davanti ad una regia sobria ma efficace, scene nude, ma ripiene dei personaggi dell’opera che ha saputo muovere alla perfezione: un Don Giovanni essenziale ma altamente affascinante.
La scena ha luogo in una cornice astratta, carica di specchi, tanto da rilanciare anche l' immagine di parte dei palchi della sala dei Bibiena, per sottolineare l' effetto perpetuo tipico dei protagonisti dell'opera. Tre enormi specchi in scena, a moltiplicare la dimensione psicologica generata dalle tinte delle luci e amplificare in qualche modo i comportamenti dei personaggi. Per il resto, la scena allestita da Pizzi è minimalista, funzionale, animata dai bei colori dei begli abiti d’epoca. Efficaci alcune trovate, anche grazie alla bravura attoriale dei cantanti. Ad esempio: la grande tensione del finale dell’opera, con la cena di don Giovanni e la statua del commendatore che lo raggiunge per portarlo all’inferno, è risolta di nuovo, come più volte nel corso dello spettacolo, grazie a un sottopalco creato da Pizzi, da cui spuntano corpi nudi come diavoli che ghermiscono don Giovanni.
Altro aspetto della regia di Pizzi è l’alta carica erotico/sensuale che è riuscito a dare a tutta l’opera, in cui i protagonisti si sfiorano, si toccano, si svestono, si annusano, in uno spazio artificioso e vuoto in cui si ripresenta, ossessivo, un letto bianco disfatto. Un letto in cui i desideri sessuali accesi da Don Giovanni prendono corpo costantemente. Il coro canta le sue brevi parti dal golfo mistico e in scena, al suo posto, mimi e figuranti. Trovata che ha reso la scena più agile e snella.

Un cast bravo, giovane e motivato ha caratterizzato questa serata. Nel ruolo del titolo il baritono panamense Nmon Ford è stato un Don Giovanni convincente, sia voce che per phisique du role che ha catturato l’interesse del pubblico. Il Leporello di Andrea Concetti è di grande presenza scenica, un vero mattatore: bella voce schietta e genuina e abilità scenica. Carmela Remigio è un’indiscussa Donna Elvira: ha saputo incantare il pubblico; voce travolgente nelle arie Ah chi mi dice mai con cui entra la prima volta in scena e Mi tradì quell’alma ingrata prima del finale. Zuzana Markovà in Donna Anna ha dimostrato bella voce estesa e ampia, ma a volte incontrollata. Apprezzato il Don Ottavio di Juan Francisco Gatell, con voce ferma e acuti sicuri (applauditissimo nell'aria Il mio tesoro). William Corrò è stato un Masetto dignitoso e corretto, con buona coloritura vocale, voce molto chiara e giovanile. La Zerlina di Manuela Bisceglie è graziosa e simpatica, mostra un bel timbro di voce e offre un personaggio candido e malizioso come richiesto. Infine Christian Faravelli è stato un Commendatore poco credibile, fuori ruolo.
La direzione del maestro Tamàs Pàl non è stata frizzante ma piuttosto lenta e faticosa. Bravo il coro preparato da Lorenzo Fratini.

Teatro quasi esaurito; il pubblico, inizialmente freddo e distante, si è via via lasciato coinvolgere e appassionare dalle note mozartiane e dal cast, cosa che non succedeva da tempo a Bologna: speriamo sia l’inizio di una rinascita del Comunale.

Visto il
al Comunale - Sala Bibiena di Bologna (BO)