Lirica
DON GIOVANNI

Jesi, teatro Pergolesi, “Don …

Jesi, teatro Pergolesi, “Don …
Jesi, teatro Pergolesi, “Don Giovanni” di Wolfgang Amadeus Mozart DON GIOVANNI TRA I PUPI, POPOLARE E DIDASCALICO Tutti si aspettavano un Don Giovanni tra i pupi da Eugenio Monti Colla, alla prima prova come registra di lirica dopo avere curato gli spettacoli mozartiani con le marionette al Piccolo Teatro di Milano. E invece le marionette non ci sono, per lo meno in scena. Però tutto l’impianto scenico e registico le richiama, rinvia al loro mondo. All’inizio, prima che l’orchestra attacchi a suonare, il sipario si apre su un teatro di marionette in cui va in scena “Il convitato di pietra”, Donna Anna e Don Giovanni scambiano poche battute, giusto a dare l’idea. Poi il sipario si chiude, inizia la sinfonia e la nuova apertura del sipario rivela un’ambientazione da teatro di marionette, per le quinte dipinte che salgono e scendono mediante funi a vista, le due scalee laterali e un arco di fondo unici elementi decorativi, i costumi rinascimentali coloratissimi. Ma soprattutto per le stesse movenze dei cantanti, personaggi abbastanza statici sia nei movimenti che nei caratteri, presentando i protagonisti in modo popolare e didascalico, senza nessuna ricerca sulla partitura, senza nessuna ricerca o implicazione di carattere simbolico o psicologico. Una regia che convince, anche per l’originale approccio in un anno in cui si è visto di tutto e di più. E così sulle note finali riappare Don Giovanni che invita tutti a rientrare nel teatrino visto all’inizio e durante la festa di matrimonio, quindi davvero di marionette di trattava. Il giovane ungherese Zsolt Hamar ha diretto l’orchestra dell’Accademia I Filarmonici con eccessiva lentezza ed a momenti con un volume troppo elevato. Nel cast una rivelazione della serata Alessandra Marianelli, la più brava di tutti, una Zerlina ottima per presenza scenica e qualità vocali, fisicamente sembra uscita da un dipinto di Previati, vocalmente rivela mezzi eccellenti e tecnica sicura, nonostante la giovanissima età. Bene anche il Leporello di Lorenzo Ragazzo, voce profonda e solida, registri pieni e curati. Marco Vinco si dimostra pienamente a suo agio nel ruolo del titolo, ma non convince pienamente: da un lato per la giovane età e la voce non abbastanza matura, dall’altro per il confronto in questo anno mozartiano con altri Don Giovanni, Gerard Finley, Erwin Schrott, Pietro Spagnoli, solo per citare i migliori per voce, presenza scenica e capacità attoriali. L’impressione è di un Don Giovanni “televisivo”, con poco spessore e non sufficiente forza emotiva. Invece imbarazzanti le due gemelle Milanesi, Raffaella-Donna Anna e Giorgia-Donna Elvira, voci troppo uguali per colore e assolutamente non adeguate. Deludente anche il Don Ottavio di Antonis Koroneos, voce piccola e priva di echi sentimentali. Completavano il cast il Commendatore di Michele Bianchini, il Masetto di Rodrigo Estevez e il coro Athestis. FRANCESCO RAPACCIONI Visto a Jesi, teatro Pergolesi, il 9 ottobre 2006
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