Una scatola d’acciaio: l’inferno! All’interno Don Giovanni ed il suo fedele ed immancabile servitore Sganarello. Tutto questo riempie il palco, di fronte ad una platea al completo. Al Teatro Libero va così in scena una celebre opera: “Don Giovanni”:
La commedia scritta nel 1630 da Tirso de Molina con il titolo di “L’ingannatore di Siviglia e il convitato di pietra” fu poi ripresa trent’anni più tardi da Molière che l’ha trasformata nella celebre tragicommedia intitolata “Don Giovanni o Il convitato di pietra”, vera apologia al libertinismo. La rilettura di Corrado d’Elia, che oltre ad averne curato la regia ne è anche interprete, fa parte di una serie di spettacoli cult prodotti dallo stesso negli ultimi anni. Dopo aver debuttato nella stagione 2001/2002, è poi stato riproposto nel cartellone della stagione 2003/2004 ed infine nella stagione attuale.
Nella versione di Corrado d’Elia tutto, però, è sottosopra. A partire dall’inizio che in realtà ne è la fine. Difatti si parte con Don Giovanni catapultato in un inferno, rinchiuso in mura d’acciaio senza possibilità di fuga. Con lui c’è, però, anche Sganarello, servitore timorato di Dio, che condivide con il suo padrone la condanna. Le due figure, infatti, rivivono all’infinito la stessa vita, senza possibilità di redenzione, in una sorta di contrappasso in cui tutte le donne conquistate da Don Giovanni sono in realtà la stessa, negando quindi la soddisfazione del cambiamento e della conquista allo stesso Don Giovanni. In questo spazio senza tempo riaffiorano le ossessioni, le conquiste e mille altre cose senza che il povero Sganarello possa riuscire a redimere il suo padrone.
La versione di d’Elia svela un “Don Giovanni” più moderno, probabilmente approfondito sotto l’aspetto psicologico. Più che una rilettura potrebbe addirittura esserne un’integrazione. La scenografia è senza dubbio appropriata, riuscendo attraverso un gioco di specchi a creare una situazione di promiscuità delle immagini e delle sensazioni e trasformando, così, una donna in cento altre. A questo scopo anche il gioco di luci è parte indispensabile della commedia, così come l’intelligente versatilità della porta-ghigliottina centrale.
Oltre ad una piacevolissima interpretazione di d’Elia (Don Giovanni), così convinto e deciso nel suo approccio con le donne, è molto apprezzabile anche l’interpretazione di Daniele Ornatelli (Sganarello) che riesce ad essere un convincete servitore dai mille volti, a volte comico altre timoroso ed infine sarcastico e umiliato, ma sempre con il pallino della ragione dalla sua parte e pronto a guidare, come un novello Virgilio, il suo padrone.
È buonissima anche l’intesa fra i due: Ornatelli, infatti, ha già collaborato in numerosi lavori di d’Elia come “Cirano de Bergerac”, “Caligola”, “Romeo & Giulietta” e “Otello” e senza dubbio ciò è un valore aggiunto anche per quest’opera.
Infine un elogio è dovuto anche alla giovanissima Anna Tziganzoi, interprete di una visione che appare a Don Giovanni, che recitando in maniera pulita riesce del tutto naturale.
I lunghi minuti di applausi finali, poi, sono la giusta benedizione che travolgono come un fiume in piena l’intero cast del progetto.
Milano, Teatro Libero, 17.05.2009
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Biblioteca di via Senato - Teatro di Verdura
di Milano
(MI)