Adriana Asti, interprete di grandi personaggi del teatro classico e moderno, con Donna Fabia dà vita a un evento unico e multidisciplinare, un incontro-spettacolo-performance-film, guidato dal regista Marco Tullio Giordana. Un’installazione che tenta di esplorare “La preghiera”, poesia dialettale milanese di Carlo Porta, utilizzando una struttura filmata e dal vivo, con traduzione italiana degli arcaismi plebei lombardi. Di fatto l’attrice traduce se stessa, autrice della pellicola proiettata a inizio spettacolo, in cui veste i panni di una donna d’altri tempi che recita una poesia di Carlo Porta in stretto dialetto meneghino.
La poesia: racconto di una società e di un’epoca
Nei suoi lavori Porta descrive accuratamente modelli e comportamenti sociali, dipinge un affresco storico, composto da immagini e dialoghi capaci di restituire la complessità e le molteplici sfumature del loro tempo, “dilatando i confini della poesia”.
La "traduzione" della poesia di Porta, fedele allo spirito “aristo-becero” di donna Fabia, è un misto di arcaismi, fini diciture e termini eleganti mescolati al linguaggio corrente, e a qualche espressione volgare e scurrile. La poesia racconta una società, un mondo specifico, un’epoca: l’aristocrazia lombarda di fine ‘700, la cui economia si basa su immensi possedimenti e rendita agraria, che permette di condurre la bella vita in città. Il costume di Adriana Asti è nero, Donna Fabia è infatti un’aristocratica in lutto per il ‘700, rimpiange la dominazione austriaca, forse addirittura quella antecedente spagnola.
Una chiacchierata con Adriana Asti e Marco Tullio Giordana
Dopo la proiezione-performance video e il “doppiaggio” dal vivo in italiano, l’attrice è stata raggiunta sul palco dal regista Marco Tullio Giordana e insieme hanno iniziato una chiacchierata aperta e interattiva con il pubblico, che interveniva facendo domande ai due artisti. Giordana afferma che le poesie di Porta sono dei piccoli film, dei mondi che si aprono davanti a noi: il poeta meneghino aveva una poesia per ogni occasione della vita.
L’operazione dei due artisti milanesi rappresenta in maniera efficace la differenza tra cinema e teatro: la scena cinematografica usa il dialetto e un linguaggio realistico, che replicato in teatro non è più realistico, poiché vi è un diverso uso della parola. La stessa attrice utilizza il corpo e la voce in due modi diversi, ottenendo due risultati diversi.
Adriana Asti afferma di preferire il teatro al cinema, perché in teatro lo spettatore è presente dal vivo, interagisce con l’attore, cosa che con il cinema non succede: in teatro non sei mai solo, vivi il qui e l’ora. Per gli attori è importante la presenza del pubblico: c’è un rapporto profondo tra attore e pubblico, un sentimento che li unisce, creato attraverso il rapporto diretto e il dialogo, che crea un legame infinito e speciale.
Donna Fabia è un tributo a Carlo Porta e alla sua poesia, è una chiacchierata tra due vecchi amici che lavorano insieme da anni, accomunati dal sincero e profondo amore per l’arte, sia essa teatro o cinema. L’attrice si contraddistingue per la sua energia, lucidità e ironia.