Prosa
DONNA NON RIEDUCABILE

La discesa agli inferi di Ottavia Piccolo

Ottavia Piccolo
Ottavia Piccolo

Donna non rieducabile non è certo facile. Al contrario: è il lucido racconto di una vera e propria discesa agli inferi, resa ancora più terrificante dal fatto che non si tratta dell’ennesimo film horror, ma della aberrante verità a cui la Politkovskaja assistette in prima persona nel civilissimo Vecchio Continente, una verità che va ben oltre la più perversa immaginazione di scrittore. E tuttavia si tratta di un salutare schiaffo in faccia, capace di risvegliare le nostre coscienze spesso intorpidite dalla routine e dalla relativa sicurezza di cui godiamo nel nostro bel paese.

Lo spettacolo riporta infatti di nuovo alla ribalta della coscienza collettiva la tragica storia di questa donna coraggiosa, uccisa lentamente da indifferenza, ignavia, connivenze e infine dalla pura malvagità umana. E con la sua storia, anche la storia che lei aveva deciso di raccontare, quella della martoriata Cecenia. Il testo però non ha la presunzione di segnalare buoni o cattivi. Anna Politkovskaja diventa simbolo non di una fazione piuttosto che di un'altra, bensì del modo più puro – ed oggi sempre più raro – di fare il mestiere di giornalista: raccontare la verità, senza mascherate ideologie, senza schieramenti e senza pregiudizi.


Ottavia Piccolo diventa Anna, ma anche i personaggi che Anna incontra e con cui si scontra: militari russi, civili indifesi, terroristi che la eleggono – suo malgrado – negoziatrice delle loro rivendicazioni proprio perché vedono in lei una donna che racconta la verità pura e semplice. L'attrice non ha un compito facile: portare sulla scena un personaggio realmente esistito. 

Forse solo chi ha conosciuto la Politkovskaja potrebbe dire quanto l’interpretazione di Ottavia Piccolo si avvicini alla vera Anna, ma in ogni caso emerge il lato forse più bello del personaggio: il suo essere una donna che non si piega, che è decisa a farsi testimone della realtà, anche a costo della sua incolumità. Traspare una ferrea determinazione, una integrità morale ed una empatia verso la sofferenza che fa dell'Anna di Ottavia Piccolo una intensa celebrazione e non una lacrimosa immaginetta.

Una menzione a parte merita la musica di Floraleda Sacchi. Chiunque ritenga che l’arpa sia uno strumento etereo e dal suono dolce, si ricreda: cacofonie di vecchie ventole arrugginite si alternano a struggenti brandelli dell’inno russo; risulta quasi incredibile come uno strumento generalmente utilizzato per ricreare atmosfere idilliche, in mani sapienti, possa diventare così versatile.

Uno spettacolo duro, ma necessario come la verità.

Visto il 13-10-2016
al Carcano di Milano (MI)