Torna a esibirsi al Teatro della Cometa una delle coppie al femminile più scoppiettante, effervescente e dirompente del teatro italiano: Alessandra Costanzo e Paola Tiziana Cruciani. Le due attrici, che qui avevano proposto la commedia “Sugo finto” (nel novembre del 2008, ndr), sono protagoniste della pièce “Donnacce”, in scena sino al 10 novembre. La regia è affidata a Ennio Coltorti, che già aveva collaborato con Costanzo e Cruciani proprio nella commedia su citata.
Costanzo e Cruciani interpretano due donnacce, appunto, “peripatetiche” ormai in pensione; la prima è la romanissima Tullia, in arte Sofia Loren, e la seconda è la sicilianissima Tindara, in arte Occhibeddi. Vivono in una borgata romana e nel loro stesso palazzo svolge la propria attività Terezinha, trans brasiliano (perennemente nominato ma assente sulla scena).
Le due donne sono in procinto di partire per la vacanza della vita, direzione Sharm El Sheik, quando improvvisamente fa irruzione, dal balcone, un uomo seminudo, con indosso calze a rete e il volto coperto da una maschera sadomaso. L’arrivo dell’”omaccio”, interpretato dal bravo Pietro Bontempo, apre lo spettacolo ad una serie di retroscena esilaranti e soprattutto tanto spiazzanti da lasciare a bocca aperta…
La pièce è un dilagare di battute, di gag, di telefoni che squillano e vivaci suonerie (un repertorio di canzoni da “Rose Rosse” di Massimo Ranieri a “Tomorrow” di Amanda Lear). Colonna sonora in tema è il brano “La favola mia” di Renato Zero, risuonano i versi del ritornello: “Dietro questa maschera c’è un uomo e tu lo sai! Con le gioie, le amarezze ed i problemi suoi, e mi trucco perché la vita non mi riconosca e vada via…”
La particolarità del testo di Gianni Clementi sta nella disinvolta capacità di alternare un linguaggio basso, triviale, vernacolare ad un linguaggio colto, forbito, fatto di citazioni classiche latine e greche. Infatti mentre le due donnacce rappresentano la classe bassa della società, l’uomo rappresenta, tolta la maschera, una personalità famosa, un uomo pubblico di classe elevata. Due mondi decisamente distanti, ma in realtà tanto vicini, accomunati dagli stessi vizi, dalle stesse inquietudini, dallo stesso desiderio di evasione.
Da sottolineare il finale inaspettato, un vero colpo di scena che non sveleremo per lasciare suspence negli spettatori che potranno gustarlo a teatro.