Recanati, teatro Persiani, “Donne in parlamento” da Aristofane
IL DIVERTIMENTO NON BASTA
Le donne di Atene, con a capo Prassagora, travestite con gli abiti dei loro mariti, occupano l'Assemblea all'alba, lasciando pochi posti per gli uomini, svegliatisi tardi. Riescono così a far affidare il governo della città proprio alle donne. Col nuovo regime tutto è in comune, beni, soldi e donne. Per evitare disuguaglianze prima di avere una bella un uomo dovrà giacere con una vecchia o una brutta. E per le donne un vecchio deve valere quanto uno bello e giovane. Ma presto i difetti del nuovo regime vengono in primo piano: un giovanotto fa visita all'innamorata e si trova conteso fra tre vecchie. Un fantastico banchetto chiude l'opera.
Aristofane scrive tenendo sott'occhio la realtà contemporanea, un'Atene che precipita verso il crollo definitivo. Egli soffre dell'agonia della sua città e colpisce ferocemente tutti coloro che considera responsabili di tale rovina. La sua visuale è quella di un aristocratico conservatore che considera insidiosa e perniciosa ogni innovazione, ma, nonostante ciò, la sua opera non è “angusta”, anzi, risulta libera, liberante, contestatrice. Vivissimi sono il senso del concreto e del quotidiano, del corporeo-corporale, con la gioia legata al sesso e al cibo.
Il testo, satirico e comico ma anche impegnato, è denso di sottintesi e di straordinarie invenzioni lessicali, ancora attualissimo. Ed è ben reso dalla traduzione di Laura Curino, rielaborata nella drammaturgia da Renata Ciaravino e dalla stessa regista Serena Sinigaglia.
Lo spettacolo trabocca di energia e forza vitale. La cifra stilistica è quella consueta e riconoscibile della regista, utilizzata sia nell'approccio con i classici che con i contemporanei: la stessa impostazione interpretativa, la stessa elaborazione drammaturgica, la stessa scenografia essenziale (qui tavoli ricoperti di rame e pentole), gli stessi bei costumi, la stessa attrezzeria fantasiosa, gli stessi interventi significativi di musica e suoni, lo stesso guardare al mondo del circo come riferimento, interpreti allo stesso modo coinvolti e adeguati. E il banchetto che diventa simposio bacchiano con vino che davvero scorre a fiumi.
Lo spettacolo piace al pubblico ma non convince, perchè Aristofane è lontano. Se sono buone le intuizioni registiche (come la parabasi spostata all'inizio, dentro e fuori il teatro), si è perso il senso e il significato del testo, a vantaggio di un significante particolarmente vitale e coinvolgente, ma che non basta. Solo divertimento. Senza novità. Un'occasione perduta.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Recanati, teatro Persiani, il 25 novembre 2007
Visto il
al
Parco Archeologico di Malborghetto
di Roma
(RM)