Una casa, due donne, una anziana e una più giovane chiamata a farle da badante, due drammi, due vite per motivi diversi giunte al capolinea. Quello concepito dalla penna di Josep Maria Benet i Jornet non è il solito dramma borghese, ma un testo tagliente, lacerante, venato da quella sottile ironia che solo un dolore a lungo sedimentato nell'animo può generare. Ed ecco che all'interno di una casa ormai fatiscente, ricca solo di ricordi, due donne sconosciute si incontrano e si scontrano, dapprima punzecchiandosi crudelmente poi, col passare del tempo, riconoscendo una nell'altra le tracce di quel dolore che a poco a poco sta dilaniando le loro vite e divenendo quasi amiche, o per lo meno complici, nel decidere che piega dare alla propria esistenza. L'anziana è orgogliosa, spigolosa, a tratti invadente, alle spalle ha un lungo vissuto banale, durante il quale mai, nemmeno per un istante, si è sentita al centro dell'attenzione e dal quale cerca di evadere progettando un viaggio a Venezia e collezionando quei giornalini che da bambina doveva chiedere in prestito ad una amica perché nessuno glieli comprava. Più silenziosa, quasi contratta all'interno di una corazza invisibile l'altra che, si scoprirà ben presto, ha nel suo passato un dolore insuperabile che le toglie quasi il fiato. Due donne, una casa, un tragico destino.
Maria Paiato e Arianna Scommegna sono magnifiche, titaniche, sublimi, si identificano con i loro personaggi, paiono soffrire con loro, ridere con loro. Ci raccontano il ballo della vita in un'ora e quaranta minuti di spettacolo, un tempo che pare volare e che tiene lo spettatore sospeso fra un sentimento di compassione e l'ammirazione per il sottile eroismo che caratterizza queste due figure femminili, sole, ma solidali fra loro nell'affrontare la fatica del vivere e del morire in un mondo rovinato da egoismi e crudeltà.
Spettacolo imperdibile: per riflettere su chi siamo e su dove andiamo.