Donne sull’orlo di una crisi …

Donne sull’orlo di una crisi …
Donne sull’orlo di una crisi di vita! “Due Partite, per un lavoro prezioso, di grande energia”… La femminilità spesso raccontata ma che ancora riserva interesse. Farlo in modo diverso, che nasce anche dalla voglia di scrivere per il teatro. Non nella forma classica , ma utilizzando la curiosità e la esperienza maturata dopo anni di lavoro; provare ad unire tecniche di scrittura utilizzate per il cinema, la letteratura, il teatro e creare linguaggi nuovi, contaminazioni possibili, creare nuove forme di drammaturgia. Cristina Comencini si affida persino allo “Spirito Guida” di Natalia Ginzburg per trovare l’ispirazione. Ci riesce e lo fa bene. Si concretizza il progetto. Figlia d’arte, regista come il padre Luigi, scrittrice di successo e vincitrice di premi tra i quali: premio Rapallo 1994 per il libro Passione di Famiglia, premio Castiglioncello 2004 e premio speciale della giuria del premio Rapallo Carige 2005 per il libro La Bestia nel Cuore. Tra i lavori di regia ricordiamo: La Fine è Nota, tratto dal romanzo di Geoffrey Holliday Hall -1992, Va’ dove Ti porta il Cuore, tratto dal libro di Susanna Tamaro -1996. Dal suo ultimo romanzo La Bestia nel Cuore è stato tratto il film candidato all’Oscar. Cristina Comencini scrive e allestisce per il teatro, un teatro senza musica solo di parola, Due Partite avvalendosi dell’”aiuto” di quattro attrici di talento: Margherita Buy, Isabella Ferrari, Marina Massironi, Valeria Milillo, per delineare altrettanti diversi caratteri di donne: “Quattro donne otto”. Un quartetto, come fosse in un orchestra diretto da Cristina Comencini che ha scritto una piece musicale da suonare in quattro, in cerca di una identità per liberarsi dalle proprie frustrazioni e nevrosi, femminilità che non trova spazio nella società. Non c’è regista di successo che almeno una volta non abbia trattato l’universo femminile. E’ un omaggio alle donne, del cui animo Almodóvar si fa cantore, da sempre. «Le donne per me sono l'origine della vita e anche di tutta la fiction possibile. Le “The Women” di Gorge Cukor in un film del 1939 con Joan Crawford tratto dal libro di Clare Boothe Luce del 1936. Siamo negli anni Sessanta, quattro donne si ritrovano ogni giovedì per giocare a carte in un elegante appartamento borghese. Si riuniscono per fare una partita, chiacchierare, passare il pomeriggio. Portano con sé le loro bambine che giocano nella stanza accanto. Sono amiche da molti anni, nessuna lavora e il loro ruolo è quello di mogli e madri. Una di loro è in attesa del primo figlio. Durante il primo atto attraverso le loro storie si percepisce la loro condizione di donne: curate, eleganti, apparentemente perfette, ma insoddisfatte. Dalla estremizzazione delle loro vicende coniugali, di mogli e di madri, lambiti da una forma di masochismo, si intuisce che le donne accettano ben volentieri la loro condizione. Per sfuggire agli scandali sacrificano persino la carriera e accettano il tradimento. Il tema più forte, della maternità è scandito dai dolori della partoriente incinta del primo figlio. Nel secondo atto, quarantacinque anni dopo, con un salto temporale in cui manca l’età di mezzo, troviamo sempre quattro donne cresciute che si ritrovano in casa di una di loro. Sono vestite di nero e ritornano dal funerale della madre di una di loro, morta suicida. Due epoche diverse. Adesso giocano un altro ruolo, sempre da donne insoddisfatte, anche se apparentemente appaiono spregiudicate, piene di talento, geniali nel lavoro, ma che in realtà sono insicure e prive di certezze, perseguitate dalle frustrazioni tanto da risultare disorientate e in cui trova posto l’inquietudine, la nevrosi. L’universo maschile anche se trattato in superficie, emerge come non certamente “ l’uomo che non deve chiedere mai”, ma che si pone nella condizione di scatenare interrogativi atti a lasciare irrisolti problemi che contribuiscono alle inquietudini, alla solitudine. Lo spettacolo ha debuttato la passata stagione al teatro Valle di Roma con grande successo di critica e di pubblico registrando il tutto esaurito.