Prosa
EDGAR ALLAN POE. LA STORIA DI UN UOMO

LA FACCIA GOTICA DI PINO INSEGNO

LA FACCIA GOTICA DI PINO INSEGNO

Mistica rivelazione quella di affrontare i testi del precursone dei romanzi gialli, Mister Edgar Allan Poe. Visione che ha preso forma ed è diventata la ‘scrittura’ di lancio dello spettacolo ‘Edgar Allan Poe – La storia di un uomo’ per mano di Eleonora Dafne Infante ed opera rock-gotico-multimediale nella regia di Alessandro Prete.

Un delitto passionale, una ossessione amorosa quella che Pino Insegno racconta, in veste di attore drammatico, lontano per una volta dai fantasmi della Premiata Ditta e dai riflettori di uno studio televisivo. A dare altre voci al racconto sono gli attori Alessia Navarro ed Andrea Murchio.

A raccontare la storia in chiave visionaria, 6 danzatori ed un acrobata. In chiave cinematografica, proiezioni di scenari antichi e giochi di colore.
Gli elementi per realizzare un grande evento teatrale ci sono tutti. Quello che dispiace è che si siano spesso sovrapposti rovinando quello spazio scenico, studiato nell’apprezzabile essenziale, nel quale gli attori ed i ballerini si muovevano.

La prova di Pino Insegno non era una facile da affrontare. Per lo sforzo fisico in primis. Per l’immaginario collettivo a proseguire. Un buon lavoro vocale che in alcuni frangenti è stato penalizzato dalla forzatura dei movimenti. In quel caso avrebbe giovato più l’immobilità di un leggio piuttosto che la ricerca di un gesto che accompagnasse l’intensità del contenuto, di suo sostanzioso. Per alcune scene, la voce di Insegno registrata, ha esaltato quella ‘in diretta’ probabilmente a causa dell’acustica o della registrazione.

Una resa più modesta quella di Andrea Murchio (del quale però emerge la preparazione attoriale, forse poco sfruttata o usata male) e di Alessia Navarro (visibilmente emozionata ma con corde eccessivamente di testa che hanno portato il testo ad essere ‘urlato’ e non recitato in alcune scene)

Molto toccanti gli interventi del corpo di ballo, fondamentali per la ‘parte emozionale’ dello spettacolo utilizzando il linguaggio del corpo nella narrazione. Preparati e generosi, hanno fornito chiavi di lettura della storia potenziando l’idea di messa in scena. Peccato che spesso la loro performance fosse accompagnata con proiezioni che in parte, ne riducevano l’impatto, un ‘errore’ registico più che una scelta di gusto personale.

Gli altri punti di forza dello spettacolo sono sicuramente le scelte musicali (Nightwish) ed i costumi. Forse un pò poco per uno spettacolo che vuole unire alla prosa la multimedialità, mettendo un pò da parte quel romanticismo e quel pathos che la tradizione gotica esige.

Visto il 02-04-2013
al Eliseo di Roma (RM)