Una delle opere meno rappresentate del grande compositore lucchese, Edgar, ha segnato la pausa estiva della stagione lirica del Teatro Comunale.
L’allestimento era in coproduzione con il Teatro Regio di Torino, pertanto scene, regia e costumi (e parte del cast) era quello già visto il 27 giugno 2008 nella città piemontese e già recensito dal dott. Rapaccioni nel nostro sito. Concordando in pieno con quello già pubblicato e mi limiterò a fare un quadro generale sulla serata bolognese.
Il Teatro Comunale di Bologna, più ancora di tutti gli altri teatri italiani, sta vivendo un periodo molto burrascoso da un punto di vista contrattuale, sindacale e di rapporto con l’amministrazione e il Sovrintendente Tutino. Dopo aver mandato a monte quasi tutte le rappresentazioni di Carmen, gli abbonati speravano che con Edgar le cose si fossero almeno in parte sistemate. Purtroppo non è così, dopo una prima andata liscia, gli abbonati del turno A si sono visti rimandare improvvisamente la loro rappresentazione, con nessuna comunicazione agli stessi se non un comunicato apparso su un quotidiano locale due giorni prima. Questo, oltre a creare confusione e disagio, ha inasprito ulteriormente gli animi degli abbonati. Il teatro era semideserto, con molti posti vuoti, nonostante la vendita dei biglietti a prezzo ridotto; successive defezioni si sono avute in occasione dei due intervalli.
La serata si è conclusa oltre la mezzanotte, anche perché, prima dell’inizio dell’opera, è stato proiettato un video, realizzato dai lavoratori del Teatro, e volto a sensibilizzare il pubblico sul tema dei tagli allo spettacolo. Sensibilizzazione che è proseguita con l’annuncio di uno sciopero bianco in ragione del quale alcuni artisti di orchestra e coro avrebbero devoluto parte dei loro compensi in beneficenza.
L’iniziativa è senz’altro nobile e meritoria, ma ha scatenato tra il pubblico una contestazione veramente da stadio più che da teatro, tra chi urlava per far cessare il video e chi sosteneva i lavoratori del Comunale: una vera bagarre cessata solo all’arrivo del direttore d’Orchestra. Non si può negare che gli abbonati bolognesi in questi due anni non siano stati messi a dura prova...
L’opera indubbiamente risente dell’inesperienza del giovane Puccini, anche se vi si possono leggere pagine che influenzeranno le sue grandi e famose produzioni. Forse per questo motivo si è notata anche una certa apatia del pubblico.
L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna era guidata dal maestro Mario De Rose, con una direzione spesso troppo chiassosa e tendente al bandistico, anche se ha trovato i suoi momenti più felici nelle pagine di carattere idilliaco del primo e quarto atto.
Protagonista della serata, nel ruolo del titolo, il tenore José Cura, che aveva annunciato, all’inizio dello spettacolo, una lieve indisposizione; è parso un tenore senza lo smalto di qualche anno fa, anche se ancora di grande intelligenza scenica e dunque capace, dove non può più la voce, di supplire con l’esperienza; senz’altro l’indisposizione preannunciata rendeva la sua voce opaca, eccessivamente nasale e mancante di acuti sonori e bassi fluidi.
Il mezzosoprano Giuseppina Piunti è stata una Tigrana di decisa presenza scenica, però solo questo; giovane cantante, priva di esperienza che il ruolo meriterebbe, proviene dalla discussa Scuola dell’Opera Italiana del maestro Tutino; la voce è risultata buona, ma con ancora tanto lavoro davanti per migliorare, uno di questi è il fraseggio: il suo canto é stato sempre incomprensibile, costringendo a leggere i soprattitoli.
Nel ruolo della sfortunata Fidelia il soprano Patrizia Orciani ha dato una discreta prova; bravina, gradevole voce di soprano leggero, in difficoltà con gli acuti, molto sguaiati. Decisamente il cantante migliore della serata si è rivelato il baritono Marco Di Felice, nella parte di Frank, dall’timbro autorevole, dalla voce flessuosa, calda ed espressiva. Ricordiamo infine Alessandro Spina in Gualtiero.
Bravi il Coro e il Coro di voci bianche del Teatro Comunale diretti da Paolo Vero e Silvia Rossi.
Serata mediocre, certamente che risentiva della tensione di questo particolare momento del Teatro di Bologna, ma che si allinea agli spettacoli decisamente di bassa qualità che questa stagione lirica ha fin qua rappresentato.
Pochi applausi e una sala semi vuota hanno concluso questo spettacolo.