Genio e sregolatezza: Edmund Kean incarna perfettamente il prototipo dell’artista di genio ma incapace di gestire il suo talento. Assurto al ruolo di protagonista nei più prestigiosi teatri londinesi, dopo anni di gavetta come Arlecchino in provincia, Kean dissiperà gloria e finanze in alcool e prostitute.
Da Ben Kingsley a Proietti
È estremamente incisivo il ritratto che il drammaturgo inglese Raymond Fitz Simons ha delineato di questo grande attore shakespeariano, vissuto a cavallo tra XVIII e XIX secolo, nel testo scritto oltre 30 anni fa per il premio Oscar Ben Kingsley e portato in scena da Gigi Proietti. Nel suo camerino, in cui dominano orpelli scenici e, soprattutto, bottiglie di vino alle quali attingerà in continuazione, Kean rievoca la sua storia: dall’umiliante gavetta come caratterista in provincia, agli ostacoli posti da colleghi e impresari, al trionfo, per chiudere con il triste epilogo. Le costanti che lo accompagnano nel corso di tutti questi anni sono da una parte la consapevolezza del suo talento e la voglia di affermarsi, dall’altra le amanti e il brandy.
Tra autobiografia e citazione shakespeariana
Proietti riprende il testo che già lo aveva visto protagonista nel 1989 e che ha incrociato più volte la sua carriera, anche di recente nel “suo” Globe Theatre a Roma. Il carisma sulla scena è sempre quello del grande attore, anche se l’interpretazione si è fatta più sfumata, meno istrionica e più trattenuta, più attenta al peso delle parole che ammaliano lo spettatore.
È sempre perfettamente gestito il sottile equilibrio tra il testo di Fitz Simons e le citazioni shakespeariane che affiorano nella memoria dell’attore. Otello, Macbeth, Riccardo III sono i personaggi dominanti, oltre a Shylock, Amleto e agli altri fantasmi che popolano la scena. Il Kean di Proietti è umano, vive con disperata partecipazione tutte le sue emozioni, consapevole sia della sua grandezza che dei suoi limiti, dai quali si autoassolve con ironica indulgenza, conscio del fatto che è impossibile sfuggire ai propri limiti.
Un monologo coinvolgente, impreziosito dalle scene e di costumi di Cappellini & Licheri e dalle musiche di Fiorenzo Carpi che ha conquistato il pubblico.