Le immagini di Eduardo scorrono come un treno davanti ai 9 attori/spettatori sulla banchina, poi tutto viene coinvolto in un tango ed ancora in un complesso di movimenti/danza/sovrapposizioni di parti e dialoghi, quando convulsi, quando più armoniosi, ma un po' troppo simili al famigerato Napoletango per non far pensare ad una vera e propria firma di Giancarlo Sepe. Così si apre la scena, ed il pensiero immediato è che mettere anche in Eduardo questo tipo di teatro di movimento che rimanda un po' troppo alla famiglia Incoronato, ed a quel “un microcosmo che si racconta attraverso la danza” presentato nella scorsa stagione , ebbene forse è un po' troppo, perchè più che cifra stilistica della regia, rischia di diventare una lente d'ingrandimento su cui è già stampata una vetrofania da cui traspare sempre la stessa immagine.
Riguardo Eduardo ed i suoi atti unici, sono stati scelti Pericolosamente (1938), Occhiali neri (1945) insieme con Filosoficamente (1928), Sik-Sik l'artefice magico (1929) e La voce del padrone (1932). Riporto brevemente in calce le trame, estrapolate dalla presentazione stessa.
Rocco Papaleo e Giovanni Esposito, con la compagnia degli Ipocriti, creano l'immagine di un filo conduttore che forse non ci sarebbe, ma che viene fuori nel senso stesso dell'unicità degli atti, ovvero il loro essere tante vicende che dalle strade, dai palcoscenici e dagli appartamenti napoletani, sembrano infine un'unica presenza di significato.
La scena, spesso estremamente scarna, lascia grande spazio alle battute più intime di un Eduardo che rimane sempre alterno fra comicità, spirito della strada ed un tipo di scelta di dignità, coraggio ed assolutezza che fanno sempre i suoi protagonisti, prima o poi, soprattutto se restano seduti sui gradini più bassi della scala sociale. E l'essenza eduardiana, per fortuna, è ciò che prevale sempre, anche in operazioni di riammodernamento come questa.
È un piacere soprattutto trovare in Giovanni Esposito una presenza naturale e comica, ed una capacità interpretativa che ne fa emergere il ruolo ben al di là della funzionalità della spalla per il quale era stato scritto, ed in Rocco Papaleo una convinta conferma.
Fino a quando ci sarà un filo d’erba sulla terra, ce ne sarà uno finto sul palcoscenico: Eduardo esprimeva anche così, il suo senso del teatro, ed è un bell'omaggio averlo ricordato prima del sipario.
_____________________________
Pericolosamente
Dorotea è una donna dal carattere così impossibile che - a detta del marito Arturo - può essere domata solo a colpi di pistola (“'e mugliere s'anna sparà..."). L’arma, però, è caricata a salve, ma Dorotea non lo sa, ed ogni volta crede di dovere la propria salvezza a un miracolo.
Un terzo personaggio, Michele, amico di Arturo, in cerca di una stanza da affittare dopo quindici anni trascorsi in America, è l'allibito testimone della vicenda, e si trasforma infine in suo complice.
Occhiali neri
Tornato cieco dalla guerra, il protagonista decide di sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico dal cui esito potrà dipendere non solo il suo futuro, ma anche la felicità di Assunta, la sua fidanzata: il racconto è accostato ai personaggi di Filosoficamente, Arturo ed il suo amico Vincenzo, che a casa di Gaetano Piscopo, impiegato di modeste condizioni economiche, Chiedono la mano delle sue figlie Margherita e Maria.
Sik - Sik, l’artefice magico
Sik-Sik è un illusionista che si esibisce con la moglie Giorgetta, visibilmente incinta, in teatri di infimo livello. Una sera, deve sostituire all'improvviso il suo assistente-palo Nicola, con Rafele, uno sprovveduto capitato lì per caso. Una scelta che si rivelerà disastrosa per il mago, tanto che i giochi truccati falliranno miseramente.
La voce del padrone
Un travagliato tentativo di effettuare la registrazione, in sala d’incisione, di una canzone con un'orchestra estremamente approssimativa: c'è il tecnico, il direttore della sala, il maestro che “modestamente… aggiustò la Bohème di Puccini”; il violinista Attilio, con la testa fasciata per un litigio con la sua signora, la cantante Fiammetta Flambò, che ama esibirsi esclusivamente in strada, nelle piazze, nei ristoranti, nei bar ma, chissà perché mai nei teatri; il trombonista Camillo colpito da continui attacchi di tosse convulsa; Nicola il maestro di clarino venuto, “fresco, fresco“ dal dentista che gli ha estirpato i tre denti anteriori; Vincenzo il batterista con qualche “piccolo problema” ed infine la vera cantante Clara, moglie di Attilio...