Una scelta davvero felice quella operata dall'Arena di Verona che ha deciso in questa sua
stagione invernale di presentare al teatro Filarmonico, accostandoli in successione immediata senza alcuna interruzione, L'amor Brujo di Manuel De Falla e Cavalleria Rusticana di Pietro Mascagni. Un balletto e un'opera lirica accomunati entrambi da una passionalità di fondo, intrisa di spirito e folklore mediterranei, esaltata in De Falla dal continuo riecheggiare di ritmi popolari andalusi, in un crescendo di tensione fino alla soluzione finale in cui l'amore vince definitivamente sulla morte e sul passato, e in Mascagni da un dramma corale di ispirazione verista venato da un tragico senso di ineluttabilità.
L'idea di Massimo Zanella, che ha curato sia la regia sia la coreografia, è quella di realizzare
un'ambientazione comune che colleghi anche visivamente le due vicende e che le collochi
chiaramente in un contesto mediterraneo. La scena, realizzata da Leila Fteita, è fissa ma efficace
nella sua semplicità e consta essenzialmente di un rudere di un antico tempio, purtroppo dotato di
capitelli corinzi non certo comuni in area magnogreca, e di un grosso albero di ulivo, illuminati dalla
fredda luce lunare durante il balletto e dal calore del sole mediterraneo durante la Cavalleria. Poco
congeniale all'azione, oltre che esteticamente opinabile, la scelta, invece, di chiudere il
boccascena con quinte in finto marmo per ricreare momenti di maggiore intimità o rimandare a
scene di interni.
Piuttosto classica, ma tutt'altro che banale nella sua travolgente sensualità, la coreografia del
balletto dove, all'interno dell'ottimo corpo di ballo, spiccano per levità e bravura tutti e tre i primi
ballerini: Antonio Russo, Evghenij Kurtsev e Teresa Strisciulli.
Maggiori perplessità vengono, invece, dal cast vocale. Ildiko Komlósi è una Santuzza
scenicamente molto spigliata e credibile, passionale, drammatica, coinvolgente, ma la voce mostra
qualche cedimento, particolarmente nella zona superiore. Un po' generico e privo di colori anche il
Turiddu di Yusif Eyvazov, cui fa da contraltare il buon compare Alfio di Sebastian Catana, dotato
di un timbro piacevole e sonoro. Su tutti spicca la sensualissima Lola di Clarissa Leonardi che ha
anche eseguito da solista le canzoni andaluse che accompagnavano il balletto: la linea di canto è
pulita, la voce limpida, l'emissione ben calibrata. Più che adeguata la Lucia di Milena Josipovic,
buona la prova del coro.
Decisamente soddisfacente la direzione di Jader Bignamini che imprime ritmi serrati ricercando
un suono dalla sensualità scabra ma vigorosa nel'Amor Brujo, mentre in Cavalleria punta su una
maggior rotondità ed eleganza di toni con un rigore e una precisione sempre impeccabili.
Teatro davvero gremito di pubblico, festante e prodigo di applausi per tutti, con una attenzione
particolare per Ildiko Komlósi.