EMIGRANT

Emigrant e i canti friulani: la nostalgia del ritorno

Emigrant e i canti friulani: la nostalgia del ritorno

Le canzoni in dialetto friuliano di Giorgio Ferigo – scrittore e musicista che ha dato vita al Povolar Ensemble – raccontano dei luoghi e paesaggi della Carnia, la zona montuosa del Friuli, protagonisti attivi che accompagnano le esperienze di vita. C’è chi parte per necessità, chi per piacere e chi per dare una svolta alla propria vita. Tra migrazioni e viaggi, l’eredità che si accumula è un’esperienza interiore frammentata. La terra degli antenati è nel racconto di Nadia Fabrizio – autrice e voce – un luogo malinconico in cui prevale il nostos, la nostalgia dolorosa del ritorno. Colui che nasce nell’altrove convive con il sentimento ambivalente del sentirsi estraneo e mai del tutto parte di una terra. Sottolinea la natura solitaria dell’uomo, oltre che dell’emigrante perché l’esilio è una delle dimensioni esistenziali per cui l’io è sempre un altro sé, un andirivieni tra presente e passato.

Migrazioni e ritorni
Dal nonno che lasciò la Carnia fino al ritorno col padre durante le vacanza nella città di Ovaro, nel clima di festa e coralità di una terra conosciuta a metà. Lo spettacolo Emigrant – prodotto da Emilia Romagna Teatri – è inserito all’interno del programma IT.A.CÀ, il festival di turismo responsabile che da alcuni anni analizza e sostiene un approccio sociologico e autentico con i luoghi e culture che si attraversano. Lo spazio che abitiamo, a volte di passaggio, è lo sfondo esistenziale che lascia un segno nel proprio vissuto, perciò lo spettacolo ricuce le ferite di uno sradicamento forzato affinché “il popolo delle valigie che avuto in eredità il dono dell’esilio” possa risvegliare il canto dell’altrove che la natura sussurra. L’interpretazione musicale sia vocalica sia musicale è morbida, delicata e intima. È un racconto maturo che a tratti ricorda l’Itaca di Kavafis, quell’isola che ha dato origine alla partenza e dopo anni di migrazioni restituisce la consapevolezza che senza quel viaggio non si sarebbe diventati ciò che si è, non si avrebbe avuto l’accettazione e il riconoscimento dell’uno nell’altro, della terra di partenza dopo aver attraversato altri paesaggi.

Visto il 23-05-2017