Prosa
THE END

Una fine per tutti

Una fine per tutti

Ecco come ci siamo nascosti e ridotti di fronte alla morte. Ce lo mostra la Compagnia Babilonia Teatri che ieri sera al Teatro delle Passioni di Modena ha portato in scena, e ripeterà fino a sabato 14 aprile, lo spettacolo The End, vincitore del premio Ubu 2011 come “migliore novità italiana/ricerca drammaturgica”.

È naturale che se si affronta un argomento come questo e la sola protagonista – Valeria Raimondi, coautrice della pièce insieme a Enrico Castellani – ne parla a raffica per 50 minuti, la penna tende a cadere sul senso dei discorsi incrociati, dei simboli e degli stereotipi presentati, prim’ancora che sulla costruzione scenica dello spettacolo. Ma facciamo un piccolo sforzo.

Bisogna sapere che al Teatro delle Passioni è il palco ad andare incontro al pubblico arrampicato sulle gradinate. Già questo predispone al nuovo, ad un linguaggio teatrale in trasformazione, pronto ad evocare – e impressionare – più che a descrivere. Valeria Raimondi entra in scena con passo deciso, chiusa in un abito di paillettes, e con le mani tinte come se avesse le stimmate bene in mostra declama in modo violento e ipnotico la nostra risibile fine. Nell’era della giovinezza ad ogni costo la morte va tenuta lontana, così come la vecchiaia, e si finisce per “tirare” le rughe del viso insieme ai rapporti affettivi.

Un pizzico di umanità, in questo continuo discorrere privo d’intonazione, ci viene dato a tratti dal dialetto veneto, che si intervalla a canzoni, balli e alla costruzione stessa della scenografia, puramente simbolica. Valeria Raimondi va infatti a ricomporre la statua di un Cristo, la fissa sulla croce e lo appende al soffitto. Accanto, poco dopo, issa una testa di asino e una di bue (chiaramente finte anche se ben fatte). Infine arriva la stella cometa, che non brilla di luce propria ma di vistosi lustrini. Un Presepe finito male, dove non c’è più il “fiato” dei cari – il fiato del bue e dell’asino invocato dalla stessa attrice – a scaldare il Bambino ormai sulla croce, e la strada è illuminata da un finto bagliore. Ma se la morte fa parte del ciclo della vita, dall’altra parte troviamo la nascita. Un bimbo vero compare in scena in braccio alla mamma, Valeria Raimondi: riconciliante visione dopo tanto fragore di parole veementi e di violenza delle parole.

The End è una critica dura all’uomo e alla società. Attenzione, però, a non farla scadere nell’ingannevole “era meglio una volta”: semplicistico rimedio ad un malessere del vivere e dell’invecchiare che ogni generazione cerca di scacciare come meglio crede. Strappa gli applausi dei numerosi presenti questo spettacolo che invoca una “scelta di morte” per una fine dignitosa e immediata, mentre ci prende un po’ a schiaffi.
 

Visto il 12-04-2012
al Delle Passioni di Modena (MO)