Musical e varietà
ENZO JANNACCI - TEATRO

Dedica e denuncia alla città del cuore

Dedica e denuncia alla città del cuore

Da Milano con furore. A Milano, con amore.  

Rieccolo, il cantastorie fantasista, con la sua Milano, perno della sua carriera: Milano non solo da bere, ma da capire, da amare nonostante i difetti, da sgridare all'occorrenza, da motteggiare e da mettere sul podio, passata e presente, reale e surreale, viva e morta.

La Milano- dottor Jekyll dove è difficile sopravvivere, città dura, della quale Jannacci ama i milanesi con i scarp de tennis che soffrono, che si scontra con la Milano-Mr. Hyde, quella degli happy hour in Brera e i campi da golf superlusso. La Milano dove ormai manca la fantasia, espressione più elettiva del pensiero, il sale della vita, che il cantastorie de Milan propugna sempre con grande fervore.

Jannacci e il pubblico milanese. Un connubio unico ed eccezionale, anche se di gran nicchia: ve lo vedete uno di Brescia a capire il dialetto milanese? Eppure, a suo modo, lo ama anche il bresciano, anche se acchiappa una parola su dieci. E, magari, anche il viterbese, che ne capta una su cento. Perchè Jannacci è così, è tutto e il contrario di tutto: lo ami se lo capisci, ma lo puoi amare anche se non lo capisci. Oppure lo odi e basta. Su di lui ci si può scrivere un libro intero, oppure si fa fatica a mettere giù anche solo tre righe. Ha 71 anni, l'Enzo. Pochissime rughe, faccia liscia (ma come fa?!), solite gote rosse, soliti occhiali. Un po' più canuto, un po' più panzuto, ma "l'è semper lu", inconfondibile nella sua gestualità da avvinazzato e nella sua parlata un biascicona.

L'anno scorso aveva dichiarato che il 2006 sarebbe stato l'ultimo anno di tour e poi il ritiro. Ci siamo: si festeggiano i 60 anni del Piccolo Teatro e lui ne apre la stagione. E chi se non lui? Il suo spettacolo (in scena fino al 24 settembre) si chiama "Teatro": semplicità e concisione. Ripropone i suoi successi, alternandoli a sarcastiche e fulminanti battute sull'attualità, la politica e la cronaca. Berlusconi si, ma non solo: Jannacci non è un artista ovvio e ritrito.

E' una fucina di genialità, che traspare da ogni movenza e da ogni sorriso. Il "dutur" è un artista vero e poetico, intensissimo e non demenziale, come alcuni l'hanno definito. E' quello, per intenderci, che quando faceva il chirurgo utilizzava le ferie dell'ospedale per andare a cantare. Teatro e musica nel sangue, alla faccia dell'emocromo, mica sono una malattia. E' lo stesso sangue del figlio Paolo, con lui nello spettacolo, un giovane e ottimo musicista che l'Enzo definisce come " un fenomeno vivente, uno che quando vede uno strumento se lo mangia". Niente RX addome a vuoto d'urgenza, era una metafora. E' tenero, l'Enzo, quando si coccola il figlio con lo sguardo, mentre gli altri quattro (batteria, basso, chitarra, tromba) lo guardano quasi incantati, come in attesa di una sorpresa. E' toccante, Jannacci, quando propone "6 minuti all'alba", dedicata a suo padre che, in guerra e da solo, difese la sede dell'Aviazione in Piazza Novelli. Una canzone intensissima, melodicamente e non solo, il cui suono ovattato della tromba (Sergio Farina, decisivo) ha catapultato lo spettatore nei panni del condannato a morte del testo: Le manette ai polsi son già... e quei là vann dree a cantà! E strascino i piedi, e mi sento mal... sei minuti all'alba! Dio, cume l'è ciàr! Tocca farsi forza: ci vuole un bel final! Dai, allunga il passo, perchè ci vuole dignità! Da sola, questa canzone, vale il prezzo del biglietto.

In chiusura, l'interminabile e godibilissima sequenza di "Quelli che...", chicca del suo repertorio e arricchita come sempre da temi di attualità. Dopo più di due ore e mezzo, se ne va, l'Enzo. Gli applausi sono tanti e sentiti, lui forse è commosso (ma che ti ritiri a fare?) o forse no. Forse ride e basta, come dice la sua canzone: "Quando un musicista ride depone il suo strumento e ride e non si guarda in giro e non teme, non ha paura della sua semplicita'. Quando un musicista ride e' perche' dentro sente una strana gioia vera [...] e' come in un concerto che piove ma all'aperto sorride ancora e gli vien voglia di cantar."

Visto il 20-11-2009