Prosa
ERANO TUTTI MIEI FIGLI

Siamo nel ricco giardino d…


	Siamo nel ricco giardino d…

Siamo nel ricco giardino di una città industrializzata degli USA, nell'immediato post seconda guerra mondiale. Una nottata di vento ha appena tranciato un albero, 'l'albero di Larry', piantato a memoria del secondogenito di casa, non più tornato dal conflitto. Nel tentativo di ristabilire la quiete familiare, Joe e Kate invitano a cena il primogenito Chris con la sua nuova fidanzata Anny, che però porta con sè il fantasma di Larry, essendone stata a suo tempo innamorata. Ma oltre l'intrigo amoroso leggiamo il vero dramma, che riguarda l'innocenza o la colpevolezza di Steve, padre di Ann, ex socio in affari di Joe nella sua azienda produttrice di coponenti militari e vecchio amico di famiglia. Steve è in prigione per essersi visto attribuire la responsabilità della produzione e della distribuzione  di pezzi militari difettosi; Joe invece fu assolto per essere stato malato quel giorno. Lo spettro della colpevolezza si fa strada nel giardino, specie quando George, fratello di Anny e figlio di Steve, irrompe per riportare le parole del padre che è appena andato a trovare in galera: quel giorno Joe non aveva l'influenza, al telefono disse che sarebbe arrivato dopo poco in azienda e ordinò lui la distribuzione dei pezzi difettosi. La serata e la vita dei Keller si sfascia quando Chris si convince della verità del messaggio di George, e comincia a vedere nel padre il responsabile della morte di ventuno piloti. La tragedia si compie quando Anny tira fuori una lettera in cui Larry annunciava il proprio suicidio per aver saputo del misfatto del padre, con il risultato di spingere a sua volta Joe al suicidio e porre fine all'infinita attesa di Kate.

Nella superba interpretazione di Mariano Rigillo (il magnate Joe Keller) ed Anna Teresa Rossini (sua moglie Kate), che forniscono una prova misurata ed intensa, viscerale ed intelligente allo stesso tempo, Erano tutti miei figli di Arthur Miller, nella traduzione di Masolino D’Amico e la regia di Giuseppe Dipasquale, vive delle mille sfumature che fanno della sua opera uno dei più grandi atti di denuncia civile del teatro del Novecento. Non si tratta infatti di una semplice tragedia familiare, poichè in questo giardino borghese il mondo tutto è presentato come vuoto di Dio: "in questo mondo nessuno è Cristo". Così, le responsabilità che sul piano legale condannano  un solo un uomo, lo spettacolo le redistribuisce sul piano morale a tutti: a chi volle la guerra, a chi la combattè (Chris e Larry stessi), a chi la alimentò con l'insutria bellica (Joe e Steve), a chi rimase a casa ma non fece abbastanza per fermare la barbarie crogiuolandosi nelle ricchezze che ne derivarono (Kate), a chi oggi si ostina a ricostruire la quotidianità come se nulla fosse (Ann, i vicini di casa, tutti).

La regia di Dipasquale dispone scenografia e costumi all'insegna del benessere apparente; Il bianco sfavillante di questi elementi, esaltato da luci chiare e forti (peccato solo per alcune zone d'ombra nel disegno luci), è il segno di una forzata ricerca di purezza morale, ma se il rosso del sangue è assente alla vista l'udito lo registra in continuazione dalle battute e lo restituisce inevitabilmente in sovrimpressione a quei vestiti, a quegli arredi. Una vecchia radio continuamente manipolata dai personaggi dice bene dell'ostinazione di mettere la polvere sotto al tappeto, quasi a coprire i toni infausti che possano venir fuori nelle conversazioni. Conversazioni che gli attori Filippo Brazzaventre, Liliana Lo Furno, Barbara Gallo, Enzo Gambino, Giorgio Musumeci, Ruben Rigillo e Silvia Siravo, presi per mano dalla delicatezza interpretativa di Rigillo e Rossini, riescono a combinare a movimenti scenici giusti e sguardi indovinati, finendo per costruire una partitura verbale e fisica che fa dello spettacolo un'opera degna della profonda concezione drammatica e civile di questo grande autore.

Visto il 04-02-2015
al Delle Palme di Napoli (NA)