Milano, teatro degli Arcimboldi, "Europa" serata di balletto di coreografi europei
NEL CONTEMPORANEO
Tre nuove produzioni hanno fatto il loro ingresso nel repertorio del balletto scaligero, portando il pubblico e gli artisti della compagnia a confrontarsi con alcune fra le firme più attuali della coreografia contemporanea, giovane ed europea, confermando la loro versatilità stilistica e la loro volontà di arricchire il repertorio attraverso uno sguardo alla migliore coreografia internazionale. Infatti il titolo "Europa" racchiude tre lavori di giovani autori europei fra i più richiesti a livello internazionale: Angelin Preljocaj (La stravaganza), Christopher Wheeldon (Polyphonia) e Jacopo Godani (Contropotere), i primi due lavori già acclamati all'estero ma mai visti nel nostro paese, il terzo una prima assoluta.
La stravaganza, Angelin Preljocaj (nato in Francia nel 1957 da genitori albanesi). Tre coppie del tempo presente dialogano con tre coppie che emergono dall'epoca barocca in un sofisticato esercizio di confronto fra moderna interpretazione e musica antica (Antonio Vivaldi e sonorità contemporanee, Ficarra, Normandeu, Morand, Parmerud). Il movimento della gente, il senso del partire e del tornare, l'immigrazione sono istintivamente alla base della creazione. Movimenti nello spazio e nel tempo: non solo l'ambiguità del passato, ma anche persone che riaffiorano dalla polvere e portano novità. Due mondi allo specchio, quello di oggi e quello passato, due gruppi di sei danzatori che si confrontano. I primi si esprimono secondo una gestualità più classica, i secondi con una gestualità stile Preljocaj, comandata da musica elettronica (il contrario di quello che uno si aspetterebbe). I primi osservano i secondi, con la curiosità verso ogni diversità: da questo confronto-scontro, da questa stravagante gara prende vita la coreografia. Poco per volta i due mondi si mescolano, nell'alternarsi di musica e stili, per terminare con l'immagine iniziale, i ballerini di oggi legati a ricordare un moto ondoso, luce radente di taglio, suono di acqua che scorre e uccellini.
Polyphonia, Chrisptopher Wheeldon (inglese, classe 1973, ballerino e poi coreografo resident del Royal Ballet, di cui John Neumeier ha detto: "sa raggiungere il perfetto equilibrio fra idee contemporanee e base classica"). Su dieci brani pianistici di Gyorgy Ligeti i ballerini percorrono, in veloci ed incisive sezioni, l'intero spettro del linguaggio coreografico di un "golden boy" della coreografia internazionale, del quale nessun lavoro è mai stato presentato in Italia e che parla di questo lavoro definendolo "romantico ma con svolte scherzose". Il percorso, che coinvolge otto danzatori in diverse aggregazioni, è un elegante esercizio di semplicità e riguarda tutto il vocabolario coreografico del neoclassico balanchiniano, da briosi duetti a un valzer sognante a un malinconico assolo, dall'intenso intreccio di una coppia a un ensembles di grande dinamismo. Una attenta esplorazione del e nel movimento, della e nella musica, del e nel loro modo di collegarsi. Nelle brevi sequenze in cui è strutturato il balletto il movimento viene sviluppato, quasi inquadrato e lasciato sfumare come in una dissolvenza cinematografica, in un intreccio tra classico e moderno, che sempre sottende un'ansia non detta, una sottile e misteriosa ambiguità. Nel cast Roberto Bolle, che, in camerino dopo la prima, mi ha detto: "Wheeldon è un Balanchine del 2000, la coreografia è strutturata su quattro coppie, un inizio e un finale insieme e poi ognuno fa dei passi a due o a tre, delle variazioni. La danza è protagonista, non ci sono costumi, se non body e calzamaglie molto semplici, il palcoscenico è vuoto. Ricorda proprio un stile balanchiniano con delle caratteristiche più moderne, quindi rivisitato in chiave innovativa. La sensazione nel ballare è piacevole, perchè c'è un grande spirito di gruppo, una grande tensione iniziale dove bisogna essere tutti insieme all'unisono e io non sono proprio abituato, quindi la tensione si sente. Però è stato divertente ed interessante, anche perchè ho ritrovato amici dai tempi della scuola, Marta, Alessandro, Gilda, un po' come un ritorno al passato questo tornare nel gruppo".
Contropotere, Jacopo Godani (trentasettenne spezzino, formatosi all'estero, già collaboratore a Francoforte di William Forsythe). Un pezzo non narrativo, di movimenti decostruiti e ricostruiti, di combinazione di forza e ritmo in un ottimo supporto di luci (sempre di Jacopo Godani). Una esplosione di aggressività, forza ed energia in corrispondenza con la musica di Igor Stravinskij, che lascia emergere forti dinamiche di gruppo, caratteri violenti in perpetua rotta di collisione. Al centro la realtà attuale, involuta e raggomitolata su se stessa, con l'evidente rischio del deterioramento nel gusto e nella sensibilità. Dalla istintiva, quasi animalesca, reazione all'appiattimento ed all'omologazione si affermano e si rispecchiano le energie dell'autore e degli interpreti, senza volersi rassegnare allo stato di puri osservatori, con la conseguente energia positiva e costruttiva che ne deriva (come un animale selvaggio che non vuole essere catturato). I danzatori si esprimono in maniera quasi euforica, quasi senza riflessione, senza dover giudicare quello che stanno facendo, anzi lasciandosi abbandonare nell'interpretazione ed esplicitando il massimo di quello che hanno interiormente. Dice Godani: "Contropotere perchè mi sembra un buon momento per fare un po' di contestazione riguardo a tutto quello che succede nel mondo, a come si evolve l'umanità rispetto a questa fame di potere, di potenza, di volere di più, di questo non soddisfarsi mai".
Visto a Milano, teatro degli Arcimboldi, il 06 marzo 2005
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Arcimboldi
di Milano
(MI)