Lirica
EVGENIJ ONEGIN

Rovigo, teatro Sociale, “Evge…

Rovigo, teatro Sociale, “Evge…
Rovigo, teatro Sociale, “Evgenij Onegin” di P. I. Čajkovskij ONEGIN PERSO NEL GRIGIORE Rovigo ha ospitato per la prima volta nel suo teatro uno dei capolavori dell’opera russa, Evgenij Onegin, che Čajkovskij trasse dall’omonimo romanzo di Aleksandr Puškin, una rappresentazione in collaborazione tra il teatro Sociale di Rovigo, l'Alighieri di Ravenna e il teatro Nazionale Serbo di Belgrado. Cajkovskij chiama il suo Evgenij Onegin scene liriche, consapevole dell’originalità dell’opera che presentava al pubblico russo della fine del XIX secolo (l’opera andò in scena per la prima volta a Mosca il 17 marzo 1879). In questo lavoro si trova la riproduzione musicale di sentimenti quotidiani, semplici, universali, lontani dalla tragicità tipica del teatro di quegli anni. Soddisfatto del proprio lavoro, ma perfettamente conscio della novità e dell’originalità rispetto allo stile grand-opéra allora in voga, Cajkovskij decise di seguire direttamente la realizzazione del proprio lavoro, affidandola agli allievi del Conservatorio, anziché consegnarla alla direzione dei Teatri Imperiali. L’autore sosteneva in una lettera: “A me serve non un grande teatro con la sua routine, le sue convenzioni, i suoi registri mediocri, le sue messinscene insensate anche se fastose, i suoi segnali luminosi al posto del direttore del coro... ecco cosa mi serve per il mio Onegin: cantanti non famosi ma disciplinati e volenterosi, cantanti... convincenti, messinscena e costumi non fastosi ma fedeli all’epoca”. La ricchezza lirica, l’umanità, la semplicità della trama insieme alla genialità del testo sopperiscono magnificamente ai pochi effetti scenici e al poco movimento; Cajkovskij ha saputo indagare nell’intimità più recondita della passione umana. I due protagonisti, Tat’jana e Onegin, sono due aspetti della generazione contemporanea a Puškin: appassionata, sincera e tuttavia rigida e coerente nelle sue scelte di vita è Tat’jana, mentre inquieto, ombroso, annoiato, fragile, immaturo, incapace di amare, sempre alla ricerca di nuove prospettive che non realizzerà mai è Onegin. La messa in scena dell’opera è del teatro Nazionale di Belgrado. A guidare l'orchestra e i solisti Johannes Harneit, primo direttore del massimo serbo, che ha diretto in modo sobrio e fermo, con molto rumore. La regia di Bruno Klimek è di stampo vetero-sovietico, senza novità, in un classicismo al limite della sciatteria. Le scene, che non colpiscono per bellezza, sono di Aleksandar Zlatovič mentre i costumi firmati da Lkljana Orlic, decisamente non fastosi sono quasi fedeli all’epoca ; infine le coreografie del corpo di ballo del teatro di Belgrado sono di Vladimir Logunov con un vago sapore di vecchia Russia. Il cast ha poche voci di spicco. Brava la Tatjana di Jasmina Trumbetas Petrovic, con voce limpida e acuti puliti, applaudita nella famosa aria della lettera. L’Onegin del baritono Miodrag D. Jovanovic non ha appassionato, anche se il cantante ha dimostrato padronanza di ruolo e compostezza nella voce. Brava e bella presenza scenica della Filip'evna di Olga Savovic. Da menzionare per la buona interpretazione anche Natasa Jovic Trivic (Olga) e Ivan Tomasev (Grjemin). Non ha convinto per la voce troppo nasale Dejan Maksimovic in Lenskij. Con loro la Larina di Dubravka Filipovic, il Triquet di Igor' Matvejev, Ljubodrag Begovic nel ruolo del Capitano della Guardia e lo Zaretskij di Branislav Kosanic. Il coro è diretto dal maestro Djordje Stankovic. La rappresentazione non ha brillato per originalità e bellezza, ma il pubblico ha disertato. Il teatro Sociale ha cambiato la grafica del programma di sala, sia come formato, più maneggevole e pratico anche se inusuale, sia per le copertine, dai colori caldi e invitanti. Visto a Rovigo, teatro Sociale, il 21 marzo 2009 Mirko Bertolini
Visto il
al Sociale di Rovigo (RO)