Lirica
EVGENIJ ONEGIN

SCENE LIRICHE IN CERCA DI UN…

SCENE LIRICHE  IN CERCA DI UN…
SCENE LIRICHE IN CERCA DI UN AMBIENTE In chiusura di stagione il Lirico di Cagliari propone la coproduzione di Evgenij Onegin del Mariinski di San Pietroburgo con il Théatre Chatelet di Parigi firmata da Moshe Leiser e Patrice Caurier nella ripresa curata da Jean –Michel Criqui. Se la scelta del titolo convince appieno, desta qualche perplessità quella dell’allestimento dall’impianto scenico troppo neutro e vuoto per mettere in luce un ambiente che costituisce uno degli ingredienti del dramma, come pure una regia povera di intuizioni drammaturgiche che lascia alla capacità interpretativa del singolo il peso dell’intero spettacolo. Lo scenografo Christian Fenouillat utilizza pannelli bianchi per costruire una scena unica, parzialmente modulabile con aperture e paretie, che ricorda la generica funzionalità di spazi museali adibiti ad allestimenti temporanei. I pannelli inquadrano sullo sfondo e al lato della scena un bosco di betulle dai fusti scuri e violacei visto dal porticato della dacia ; le luci radenti di Chrisophe Forey illuminano di calde tonalità crepuscolari le pareti mentre Larina sprofondata in una confortevole poltrona ottocentesca ricorda con sorriso pacioso il passato in un’atmosfera domestica da “piccole donne “ con le due incantevoli fanciulle che portano con passi leggeri e abiti svolazzanti una ventata di giovinezza nella stanza. L’ impianto scenico nella sua essenzialità consente ai personaggi di entrare e uscire in modo naturale , dando altresì buon risalto al canto fuori scena del coro e all’intreccio delle melodie delle due coppie a passeggio che appaiono e scompaiono nel bosco nelle prime ombre della sera .Un lettino in ferro caratterizza la camera di Tatiana, pervasa da poetici giochi di luci e ombre che proiettano con delicatezza i riccioli del letto o il liliale profilo della fanciulla mentre scrive la lettera con una penna d’oca. Solo un grande lampadario e nessuna coreografia per il ballo di provincia con le dame vestite in mal assortiti costumi sgargianti con un Triquet tutto cipria e parrucca in incongrui abiti settecenteschi .Debole e poco drammatica la scena del duello, risolta in uno spazio chiuso, bianco e asettico, con le foglie accartocciate per terra che preludono alla morte imminente simboleggiata da un’ovvia fessura nera sulla parete. Più riuscito il terzo atto, il ritardato levarsi del sipario sulle note della polacca che anima la festa da ballo introduce un clima di attesa e genera un efficace effetto sorpresa in quanto la scena è in un esterno: un cortile in cui sfilano numerosi invitati, fra i quali Tatiana ed il Principe, in procinto di entrare in un palazzo dove, immaginiamo sulle note travolgenti della musica, è in corso un ricevimento dell’alta società moscovita. E l’ultimo incontro fra Onegin e Tatiana avviene all’aperto, con l’apparente casualità di un film mélo, con un cielo notturno romantico e corrusco sullo sfondo, la neve per terra e quinte bianche a enfatizzare il gelo dell’addio con un’affascinante zarina dagli occhi di ghiaccio in bilico fra passione e abnegazione. L’ottima esecuzione musicale e vocale stempera i limiti dell’allestimento. La giovane lituana Marina Rebeka è una piacevole scoperta: una Tatiana di rara bellezza, occhi blu, capelli neri, lineamenti fini, pelle candida, che s’impone, oltre che per aderenza scenica, per straordinaria freschezza vocale. La scena della lettera trova la giusta centralità, un’aria “agita“ che conquista per spontaneità, slancio misto a confusione interiore. Momenti di tenerezza nel rannicchiarsi nel letto per dominare l’inquietudine colma di desiderio trascolorano in passaggi ad alta tensione come quando rimane in piedi incollata alla parete con i muscoli del viso contratti in una spasmodica attesa fino alla calata del sipario. Anche la voce ben proiettata, fresca e luminosa, unita a un fraseggio vario e appassionato risultano determinanti per la creazione di un personaggio naturale ed estraneo ad ogni manierismo. Difficile crederla una debuttante nel ruolo! Roberto Frontali ha voce baritonale piena, morbida ed omogenea , che piega con grande musicalità e controllo alla parte di Onegin di cui risolve bene anche le ascese agli acuti. L’espressività vocale non è però supportata da quella interpretativa: al personaggio rassegnato e pessimista tratteggiato da Frontali mancano ambiguità, cinismo, fatuità, che rendono il personaggio del seduttore carismatico nella sua negatività. Elena Belfiore offre a Olga verosimiglianza fisica e psicologica, una sorella minore agile e graziosa che giustifica per l’innata civetteria e avvenenza la predilezione di Lenskij e il tragico epilogo .Affascinante anche la voce scura dai centri corposi e acuti sicuri. La voce brunita di Vsevolod Grivnov è solida , ma povera di sfumature, lirismo e malinconia necessari per restituire la sensibilità esasperata di Lenskij. Poco adatto nel ruolo del poeta e innamorato, risulta più convincente nei momenti più drammatici, come nel tragico addio alla vita e nell’ultimo duetto con Onegin in cui le due voci scure si fondono in un dialogo di crescente intensità. Nobile e autorevole Il Principe Gremin di Giorgio Surian che conferisce giusto peso e rilievo alla sua unica ma struggente aria.Tiziana Tramonti è una Larina che ben esprime la convenzionalità della piccola aristocrazia russa di inizio ottocento. Di Njanja Filipevna Cinzia de Mola evidenzia con buone doti di caratterista ,senza però cadere nella caricatura, tutta la comprensione e devozione della fida nutrice. Non degno di nota il Triquet cicisbeo vecchio stile di Ian Thompson ,completano adeguatamente il cast Francesco Musinu nel ruolo del capitano e Alessandro Senes in quello di Zareckij. L’equilibrata direzione di Michail Jurowski scandisce le istantanee che compongono l’opera con sensibilità e tocchi di malinconia in un crescendo di partecipazione emotiva e drammatica. Il direttore sostiene e valorizza il canto , dando altresì pieno rilievo alla componente sinfonica della partitura con una pulsione continua e vibrante assecondato da un’orchestra in stato di grazia che si è distinta per precisione e bellezza di suono .Ottima anche la prova del coro preparato da Fulvio Fogliazza. Il pubblico della prima, piuttosto tiepido nel corso dello spettacolo, ha tributato solo alla fine meritati applausi a interpreti e direttore. Visto a Cagliari, Teatro Lirico, il 19 dicembre 2008
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al Lirico di Cagliari (CA)