”Evita”, il musical scritto nel 1978 da Tim Rice & Andrew Lloyd Webber e liberamente ispirato alla vita di Eva DuarteBob Tomson e Bill Kenwright.
Questo allestimento è il primo in assoluto che prevede l’esecuzione della partitura dal vivo da parte di un orchestra sinfonica: Andrew Lloyd Webber si è occupato personalmente della revisione della delle orchestrazioni, con la collaborazione di David Cullen. L’Orchestra del Teatro Regio di Torino è diretta da David Steadman.
L’azzurro e il bianco – i colori della bandiera argentina – rappresentano il primo colpo d’occhio non appena si entra in teatro e ci si trova di fronte al logo dello spettacolo: sono ricorrenti anche nella scenografia, tra maestose effigi, imponenti colonnati e grandiosi scaloni, che sintetizzano piuttosto fedelmente il palazzo presidenziale (Casa Rosada), la piazza antistante e l’atmosfera di instabilità politica nell'Argentinadegli anni Quaranta. A impreziosire questa cornice, trascinanti e coordinati numeri coreografici, quali The Art of Possible e A New Argentina, un company number esemplare.
Vita privata e immagine pubblica: i due volti di una donna
In Argentina Eva Perón, ancora prima di morire a soli trentatré anni per un tumore, era già entrata nella leggenda: il libretto di Tim Rice si focalizza sulla scalata sociale e sull’immagine pubblica di una donna di umili origini che, da figlia di un piccolo proprietario terriero, fu proclamata “Guida spirituale della nazione argentina”.
La protagonista di questa edizione, Madalena Alberto – di origini portoghesi, con un’importante carriera nel teatro musicale londinese - ha saputo farsi apprezzare dal pubblico soprattutto per la sua presenza scenica: all’inizio del secondo atto, il suo ingresso sul balcone della Casa Rosada, indossando uno stupendo abito bianco la sera delle elezioni presidenziali del 17 ottobre 1945, è un momento che toglie il fiato, e tutta la platea ascolta in religioso silenzio Don’t Cry for Me Argentina, il brano più celebre del musical.
Ma non si può fare a meno di notare che il ruolo di The Mistress (l’amante di Perón), di qualsiasi versione si parli, spicca indiscutibilmente, al punto che Another Suitcase in Another Hall risulta l’interpretazione più intensa dello spettacolo. Un ulteriore picco emotivo è rappresentato da You Must Love Me, l’ultima, intensa dichiarazione d’amore di Evita a Perón (Jeremy Secomb).
Il Che: una voce “fuori dal coro”
Il musical ripercorre attraverso un lungo flashback le tappe salienti della breve parabola esistenziale e pubblica di Evita, dal punto di vista di un'altra icona: il Che. Si tratti di Ernesto Guevara – contemporaneo dei Perón – o di qualunque altro individuo argentino, egli è comunque la voce dell’uomo comune. Una voce “fuori dal coro”, che, sfondando la cosiddetta quarta parete, commenta ciò che avviene sulla scena e si rivolge al pubblico, fornendo una versione dei fatti alternativa.
Ad interpretarlo, l’unico performer italiano – di origini parmensi - presente in questo cast internazionale: Gian Marco Schiaretti. Fin dalle prime note di Oh, What a Circus, l’artista stupisce per la perfetta familiarità con la lingua inglese. Nella sua funzione di contraltare di Eva, spesso riesce a rubare tecnicamente la scena alla protagonista.