Evolution City Show racconta di cinque ipotetici abitanti di Brescia di fine XXI secolo che compiono un viaggio a ritroso nella memoria della città, partendo da uno spunto che collega più eventi disseminati nel tempo. Questi personaggi noi non li vediamo, ne sentiamo solo la voce che, come una sorta di Virgilio virtuale, ci guida attraverso la storia e i luoghi della città.
Cinque percorsi nello spazio per cinque viaggi nel tempo
In 5 suggestive location del centro storico, abilmente riadattate a spazio scenico da Andrea Anselmini e Andrea Gentili, incontriamo Ansa regina dei Longobardi, il filosofo Arnaldo da Brescia, il matematico Niccolò Tartaglia, il patriota Tito Speri e lo statista Giuseppe Zanardelli.
La voce del narratore è riprodotta da un’audioguida che viene consegnata a ciascuno spettatore e lo accompagna nei trasferimenti da un luogo all’altro, in una sorta di flusso di coscienza che aiuta a non interrompere la concentrazione e la percezione di trovarsi in uno spazio teatrale anche mentre si cammina per le strade che collegano i vari palcoscenici. Il racconto, che strizza non poco l’occhio a Orwell e Bradbury, parla di una società del futuro in cui è proibito ricordare e in cui solo i ribelli al sistema riescono ancora clandestinamente a fare uso della memoria. Ed è grazie a questa operazione di scavo nel passato che riaffiorano i protagonisti della storia bresciana.
Attori intensi e versatili
Convincenti e sempre molto nella parte parte i bravi Alessandro Mor, Valentina Bartolo e Silvia Quarantini che con grande partecipazione attraversano 1300 anni in un crescendo di intensità emotiva. La regia di Fausto Cabra e della stessa Quarantini ha scelto infatti di affidare soltanto a due o tre attori per ogni percorso il compito di far rivivere tutte le vicende che vengono rievocate e i singoli interpreti ne escono a testa alta.
Molto coinvolgente il finale della rappresentazione in cui i cinque gruppi, ciascuno carico della propria esperienza ,si ritrovano con tutti gli attori sotto la Loggia e si liberano delle emozioni vissute in un applauso catartico terminato il quale si resta con la voglia di assistere a un altro percorso.