Doppio spettacolo al teatro Vascello, nell'ambito di Romaeuropa Festival 2009, due spettacoli di danza accomunati da un unico tema quello dell'estravaganza. Extravadance recita infatti il programma della serata. E la prima estravaganza è proprio il fatto che sono stati messi insieme due spettacoli diversissimi per filosofia, intenti programmatici e risultati raggiunti.
Myriam Gourfink, presentata come una delle figure di punta della ricerca coreografica francese, cuce addosso a Gwenaëlle Vauthier, danzatrice classica, quadrille del Ballet de l’Opéra National de Paris, una coreografia dal titolo Corbeau pensata secondo un parossismo à l'envers che vede il movimento coreografico quasi congelato in un gesto estenuantemente lentissimo. Solo la tecnica di una ballerina classica, deve aver pensato Gourfink, può garantire quella pulizia del movimento, incentrato sull'apertura e il sollevamento delle gambe, e, dunque, reggere un movimento volutamente lento.
Un'idea, quella di coniugare la danza con le istanze dello Yoga, che stavolta fallisce ogni proposito sprecando il talento di Gwenaëlle Vauthier.
Il movimento, per quanto sostenuto dalla musica (eseguita dal vivo di Kasper T. Toeplitz, che dalla percussione sapiente di due gong riesce a costruire un tappeto musicale suggestivo ed efficace), è talmente rarefatto da risultare stucchevole, algido, privo di qualunque valenza comunicativa ottenendo il risultato di presentarsi come una anti-danza, totale, che, cancellando il significato almeno dinamico che c'è dietro ogni movimento coreutico, trova la sua unica cifra in un intellettualismo che sfiora, se non già il ridicolo, almeno lo snobismo.
Mezz'ora di perfetti, ipnotici, lentissimi, noiosissimi quanto inutili movimenti delle gambe della ballerina che sacrifica la danza sull'altare del puro esercizio ginnico senza comunicare null'altro se non l'immenso ego della sua ideatrice. Un ego presuntuoso anche, visto che presenta come novità una ricerca che in Italia è attiva da almeno 10 anni (Alessandra Cristiani)e con risultati di tutt'altro rilievo.
Di tutt'altra caratura la seconda coreografia della serata, ideata ed eseguita da Olivier Dubois. Danzatore tardivo (ha iniziato a studiare all’età di 23 anni), dal fisico pingue e non proprio rispondente agli standard coreutici, Dubois costruisce la sua coreografia, Pour tout l’or du monde su questa distonia. Dubois si presenta in scena vestito di nero, con la giacca su torso nudo, che lascia intravvedere il ventre gonfio, vero e proprio belly bear (che non significa, come ha scritto Sergio Trombetta su La Stampa, "ventre da birra" ma "ventre da orso", dove bear (orso) identifica una tipologia fisica ben precisa nel mondo gay internazionale: l'uomo robusto, se non grasso, la cui pinguedine diventa motivo di attrazione fisica.
Dubois si presenta timido, impacciato, all'inizio proponendosi come un officiante della danza più che come ballerino vero e proprio. La musica, quel Lago dei cigni di Cajkovskij luogo comune della danza, si sfalda in un tappeto sonoro delirante (slittamenti della musica, accelerata, rallentata, sovrapposta e ripetuta) sul quale Dubois danza, mostrando di possedere una tecnica e una agilità da danzatore che spiazzano lo spettatore. E mentre Dubois si riappropria del proprio ruolo di danzatore gioca e ammicca allo spettatore incentrando la coreografia sul suo corpo: prima una danza da fermo sviluppando una coreografia sulle gambe, poi un movimento che coinvolge tutto il corpo, mentre la danza si trasforma lentamente, ma inesorabilmente, in una vera e propria lap dance con tanto di asta, grazie ad alcuni tubi metallici che Dubois dispone in maniere diverse sul palco lungo tutto lo sviluppo dello spettacolo prima di allestirvi delle vere e proprie pertiche, mentre la musica si fa più consona al tipo di danza, e Dubois si disfa prima della giacca e poi dei pantaloni rimanendo in un attillato slip bianco, volteggiando sempre più parossisticamente sull'asta.
Così mentre il pubblico acquista familiarità con un fisico normalmente non contemplato come corpo danzante questa fisicità esagerata la cui pinguedine contribuisce e non ostacola la coreografia, lo spogliarsi di Dubois è uno spogliarsi dal molteplice significato: presa di distanza dalla tradizione (nel quadro finale del Lago dei cigni che Dubois sviluppa inserendosi in un ovale segnato da tanti falli di gomma trasparenti, gli stessi normalmente usati come oggetto erotico) incarnazione, nello stesso corpo, di tanti corpi cui è unico esemplare: quello del danzatore, quello dell'essere umano di sesso maschile, erotico ed omoerotico, corpi pingui alleggeriti
del loro peso ontologico da una ironia neanche troppo sottile che permette a Dubois di approntare un discorso serio sul corpo dell'uomo (del maschio) senza mai prendersi troppo sul serio.
Una ricerca squisitamente coreografica che si fa anche teatro, con un occhio di riguardo all'antropologia e alla sociologia del nostro vivere quotidiano nel quale la danza è qualcosa di più vicino alla fisicità desiderante che a quella stilizzazione del corpo e del movimento perfetti iscritti nella classicità coreutica.
Due ricerche totalmente diverse dunque, dagli esiti diseguali, che non hanno nulla in comune (oltre la medesima provenienza geografica) e la cui stravaganza sta più negli occhi di chi guarda che nelle coreografie stesse. La ricerca di Myriam Gourfink infatti più che stravagante è noiosa mentre la presunta stravaganza di Dubois nasce dal pregiudizio di chi guardando il suo corpo debordante pensa al freak prima che al ballerino. Pregiudizio perdonabile se l'occhio è quello dello spettatore un po' meno se è quello di chi ha selezionato e organizzato questa serata di danza.
EXTRAVAdANCE
Myriam Gourfink Corbeau
Prima Nazionale
con Gwenaëlle Vauthier
coreografia Myriam Gourfink
musiche Kasper T.Toeplitz
coproduzione LOLdanse, Centre national de la danse-Pantin (creazione in residenza)
con l'amichevole autorizzazione di
Ballet de l'Opéra National de Paris
con il supporto di SPEDIDAM Loldanse ha il sostegno di Direction des affaires culturelles d'Ile-de-France - Ministère de la culture et de la communication con il
patrocinio di Ambasciata di Francia
Olivier Dubois
Pour tout l’or du monde
coreografia e danza: Olivier Dubois
musiche: François Caffenne
luci: Christophe Mallein
amministrazione:
Béatrice Horn: produzione Festival d'Avignon e SACD
con il sostegno di Centre National de la Danse e di POLESTARS -Londra con il patrocinio di Ambasciata di Francia
Visto il
11-10-2009
al
Vascello
di Roma
(RM)