Il Ravenna Opera Festival 2013 è dedicato ovviamente al bicentenario verdiano e mette in scena le tre opere verdiane legate tra loro dall’origine shakespeariana del libretto: Macbeth, Otello e Falstaff e così il titolo che il Ravenna Festival dà all’evento è: Verdi & Shakespeare, dopo il successo lo scorso autunno dalla trilogia popolare verdiana con cui Ravenna aveva anticipato le celebrazioni bicentenarie.
Ora una nuova Trilogia incentrata sul rapporto complesso e profondo tra questi due grandi autori. Una delle caratteristiche del Ravenna Festival è da sempre l’innovazione, anche quest’anno non si rimane delusi, passando tra innovazione stilistica attraverso l’uso delle nuove tecnologie – in particolare nel versante video-scenografico – e dall’altra, innovazione legata al coinvolgimento di giovani cantanti, molti di loro già affermati e fatti conoscere proprio dal Festival. Tutti chiamati ad agire in un contesto di laboratori che consente loro di sperimentare nuove modalità di approccio al testo e di approfondire vocalità e gesto teatrale attraverso un esteso periodo di prove.
L’idea di Cristina Mazzavillani Muti è quella di trasformare ogni sera il palcoscenico in un mondo diverso attraverso un meccanismo scenico modulare fatto di nude quinte e di uno spazio in cui muovere pochi semplici elementi. Così Falstaff prende corpo attraverso la magia delle proiezioni di immagini dei luoghi verdiani (la casa natia alle Roncole, il parco della villa di Sant’Agata, il teatrino di Busseto) catturate dagli scatti fotografici dei giovani partecipanti al progetto VerdiWeb 2012.
La regia della Mazzavillani Muti convince pienamente nella sua semplicità, rendendo un Falstaff efficace e comico senza scadere mai nella banalità, ma non lasciando allo spettatore nemmeno il tempo di annoiarsi. Grazie alla verve della maggior parte dei cantanti ha saputo far emergere lo spirito e la personalità di ogni singolo personaggio, il tutto in una cornice raffinata, nuova e ricolma di freschezza innovativa. Da segnalare l’ultima scena del terzo atto, il bosco sotto la quercia di Herne, onirica, divertente, colorata … un vero susseguirsi di emozioni! Il tutto grazie anche alla collaborazione preziosa del light design Vincent Longuemare. A tema e coerenti i costumi di Alessandro Lai.
Il maestro Nicola Paszkowski, alla guida di una sempre corretta Orchestra Giovanile Luigi Cherubini, ha diretto in modo preciso, anche se qualche volta la mano è stata un po’ pesante ma, autorevole e sicuro, è stato pure all’altezza delle aspettative.
Un cast giovane ma brioso, esuberante e soprattutto di belle promesse ha dato vita alla serata. Nel ruolo del titolo il baritono bulgaro Kiril Manolov, è riuscito a rendere un Falstaff credibile e acclamato, sia per la grande presenza scenica che per la qualità della voce salda e sicura, ottimo fraseggio e personaggio ben delineato in tutte le sue sfumature.
Francesco Landolfi ha dato vita al personaggio di Ford dando buona prova di sé, anche come attore. La voce un po’ verista non stona nel personaggio e riesce sempre a mantenere alto il ruolo. Matthias Stier è stato un Fenton credibile, dalla voce giovane ma sicura. Ottima prova nell’aria Dal labbro il canto del terzo atto. Eleonora Buratto è una Mrs. Alice Ford dalla bella voce, piena, armonica, dal bel timbro e dagli acuti perfetti. Credibile scenicamente e aggraziata nel canto. Damiana Mizzi è una graziosa Nannetta. Può contare su una voce dolce e dall’emissione sicura e dalla fresca vocalità. Isabel de Paoli, la voce bella e quasi contraltile, fa da compagna alla verve del personaggio pienamente riuscito di Mrs. Quickly. Molto valida la prova di Matteo Falcier in Bardolfo e Graziano Dallavalle in Pistola: entrambi i cantanti hanno dimostrato di essere pienamente nei personaggi riuscendo ad unire la verve comica con la voce più che appropriata.
Brava anche la Mrs. Meg Page di Anna Malavasi; valido il Dr. Cajus di Giorgio Trucco.
Prova più che soddisfacente anche per il Coro del Teatro Municipale di Piacenza diretto dal maestro Corrado Casati.
Il teatro Alighieri era pieno di un pubblico internazionale, che ha gradito e applaudito questo spettacolo, meritatamente, tributando ai cantanti, specialmente a Manolov, alla Buratto e alla Malavasi una giusta ovazione. Accolta con molto affetto anche la Mazzavillani Muti.