Quale luogo migliore se non il piccolo teatro di Busseto per assistere alla prova generale dell’opera ultima di Giuseppe Verdi, a duecento anni esatti dalla nascita del maestro, in un allestimento storico ormai anch’esso centenario? Un vero tuffo nel passato!
Innegabile il fascino delle scene dipinte che, negli spazi pur ristretti di un palcoscenico piccolo quale è quello del teatro Verdi, riproducono fedelmente i vari ambienti richiesti dal libretto; di ottima fattura i costumi, a tratti sgargianti, curati da Massimo Carlotto. Ad occuparsi della regia Renato Bruson il quale, nella gestione dei pochi movimenti consentiti dallo spazio a sua disposizione, mostra comunque tutta la vasta esperienza e il senso del teatro accumulati negli anni.
Nel ruolo del titolo lo stesso Renato Bruson che tratteggia un Falstaff scenicamente impeccabile; la voce però è ormai sfibrata e oscillante, l’intonazione a tratti precaria, le difficoltà a tenere il tempo appaiono evidenti e l’emissione in generale non brilla per nitore. Ben tratteggiato il Ford di Vincenzo Taormina, la voce è sonora e l’emissione sicura sia nel registro grave, sia in quello acuto, le capacità attoriali evidenti. Timbro piacevolissimo, seppur sottile, per il romantico Fenton di Leonardo Cortellazzi che, insieme alla timida ma un po’ statica Nannetta di Linda Jung, interpreta perfettamente con lo sguardo e con i gesti la passionalità tipica di una coppia di innamorati. Un po’ legnosa sulla scena, invece, la Alice Ford di Alice Quintavalla, anche se il timbro è bello e corposo e la linea di canto solida e sicura. Francesca Ascioti non convince completamente nei panni di Mrs. Quickly, l’intonazione è buona, ma la voce non ha quel bel timbro scuro che il ruolo richiederebbe. Con loro la piacevole Meg di Valeria Tornatore e le tre voci maschili di Marco Voleri (Bardolfo), Eugeniy Stanimirov (Pistola), Jihan Shin (Dott. Cajus) che hanno rivelato alcuni limiti evidenti.
A dirigere la Filarmonica del Teatro Regio Sebastiano Rolli che ha saputo accompagnare in modo magistrale, con il suo gesto attento, una compagnia di canto eterogenea, regalando al pubblico una lettura della partitura ricca di colori e chiaroscuri. Discreta la prova del Coro del Regio, ovviamente ad organico molto ridotto.
La prova generale era aperta al pubblico ed ha visto il teatro davvero gremito di bussetani entusiasti e calorosi.