Arriva nel Massimo dorico il Falstaff prodotto a Ravenna come elemento conclusivo all'Alighieri del trittico Verdi & Shakespeare per il bicentenario (insieme a Otello e Macbeth). Lo spettacolo è caratterizzato da una messa in scena basata sulla proiezione delle immagini vincitrici di un concorso fotografico dei luoghi di Verdi riservato ai giovani. I cantanti sono immersi e sovrastati da immagini ad alta definizione della casa natale a Roncole, del parco della villa Sant’Agata, del teatro di Busseto. All'ideazione scenica della regista Cristina Mazzavillani Muti hanno collaborato il light desiner Vincent Longuemare e il visual designer Davide Broccoli, oltre a Ezio Antonelli per la definizione dello spazio con pochi elementi, mentre i costumi di Alessandro Lai situano l'azione nel tardo Rinascimento. Immagini padane che si stemperano nei colori adriatici di Ancona.
La regia resta fedele al libretto e privilegia le esigenze del canto, affidandosi a un cast d'esperienza per la maggior parte già presente nelle recite a Ravenna di due anni fa.
Il successo della serata è assicurato anche per merito dei cantanti bene amalgamati e molto corretti vocalmente, oltre che affiatati attorialmente.
Kiril Manolov è un monumentale Falstaff dalla voce importante ma capace di seguire le svolte della partitura sottolineandone le incursioni ironiche. Un poco meno incisivo il Ford di Federico Longhi, anche a paragone del bravo Fenton di Giovanni Sebastiano Sala. Ottimo il quartetto femminile: Eleonora Buratto (Alice), Anna Malavasi (Meg), Isabel De Paoli (Quickly) e Damiana Mizzi (Nannetta). Spigliati Giorgio Trucco (Cajus), Matteo Falcier (Bardolfo) e Graziano Dallavalle (Pistola). Con loro Ivan Merlo (Oste), Michael D'Adamio (Paggio), i DanzActori della Trilogia D'Autunno di Ravenna Festival e il coro lirico marchigiano preparato da Carlo Morganti.
Nicola Paszskowski dirige con mano sicura e tempi non concitati la Filarmonica marchigiana alternando i momenti brillanti a quelli più spiccatamente lirici; la tenuta drammaturgica è assicurata anche grazie agli strumentisti che seguono fedelmente una direzione scorrevole e di stampo tradizionale per avvicinare il pubblico e farlo divertire, assicurando così il successo della serata.
Il festival Albe e tramonti si chiude domenica 1 novembre alle 20,30 con il raro Zanetto di Mascagni proposto in forma semiscenica accanto a brani scelti da Cavalleria rusticana.