Roma, teatro Costanzi, “Falstaff” di Giuseppe Verdi
LE ALLEGRE COMARI DI WINDSOR
Falstaff è l'ultima opera scritta da Giuseppe Verdi, in cui il compositore mostra una nuova tavolozza nella ricchezza dell'orchestrazione e, al tempo stesso, rivela sentimenti di lieve ed autunnale tristezza, pur nella brillantezza della storia shakespeariana.
L'Opera di Roma inaugura questa stagione, celebrativa dei 140 anni di Roma capitale d'Italia, con un nuovo allestimento di Franco Zeffirelli, a pochi giorni di distanza dalla sua Traviata che ha chiuso la precedente stagione. Le scenografie di Maurizio Millenotti sono particolarmente curate nei dettagli per ricostruire gli ambienti che il libretto richiede: il bosco, l'interno dell'osteria della Giarrettiera, casa Ford (il cortile con piante in vaso, il salone con grande vetrata a bovindo e il vicolo sul retro). Il doppio piano di movimento dà grande respiro, maggiore ricchezza alla scena e consente vivacità nei movimenti. Manca però l'effetto di novità che ci si aspettava. I costumi, sempre di Millenotti, sono cinquecenteschi, sfarzosi con garbo ed equilibrio. Le luci di Agostino Angelini contribuiscono alla concretezza della scena. Coreografie di Carla Fracci. La regia di Franco Zeffirelli è apparsa a momenti sommaria, limitandosi a far muovere i cantanti secondo stereotipi privi di naturalezza, a volte con l'impressione di lasciarli “da soli”, come nel finale del primo quadro del primo atto, scoordinato e confuso coi cantanti impacciati. I quali sono di notevole livello e di lunga esperienza, per cui si sono mossi di conseguenza, col risultato di riuscire a seguire bene la storia e con coinvolgimento.
A cominciare dal Falstaff di Renato Bruson, canuto, barbuto, panciuto, un po' agée, che gioca la carta della padronanza del ruolo supplendo con maestria e capacità attoriale quel che manca in vocalità. Ottimo il Ford di Carlos Alvarez, luminoso il timbro, vellutato il colore, sicuri i registri ed espressivi. Ottimo anche il quartetto femminile, sia per vocalità che per fisicità, tanto da poter titolare la presente recensione su di loro: Myrtò Papatanasiu (Alice Ford), Laura Giordano (Nannetta), Elisabetta Fiorillo (Mrs. Quickly) e Francesca Franci (Meg Page). Più debole il Fenton di Taylor Stayton, nonostante l'aspetto giovanile perfetto per il ruolo. Con loro Mario Bolognesi (dottor Cajus), Patrizio Saudelli (Bardolfo) e Carlo Di Cristoforo (Pistola). Coro preparato da Andrea Giorgi.
Asher Fisch ha diretto con padronanza e sicurezza; ottimo il bilanciamento fra buca e palco, per cui la musica non ha mai soverchiato alcuna voce; perfetti i tempi; piacevole l'orchestrazione, che ha sottolineato la vivacità della partitura con misurato brio e raffinatezza.
Il pubblico ha mostrato di gradire in particolare le scenografie, applaudendo ogni volta ad apertura di sipario (sopra la musica). Da segnalare una lodevole iniziativa, tre mostre che, una di seguito all'altra, riveleranno al pubblico il lavoro di tre grandi artisti per il teatro dell'Opera: Alexander Calder (fino al 30 marzo), poi Duilio Cambellotti, quindi Cipriano Efisio Oppo. Un modo intelligente di mostrare il ricco fondo degli archivi teatrali. Da ripetere e da imitare.
Visto a Roma, teatro Costanzi, il 26 gennaio 2010
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto il
al
Costanzi - Teatro dell'Opera
di Roma
(RM)