Da un consorzio di 11 produttori ci si aspetta qualcosa in più… Questa è l’impressione trasmessa “a caldo" dopo aver assistito alla nuova versione italiana del musical Fame – Saranno famosi (la prima nella nostra lingua risale al 2003, prodotta da Lorenzo Vitali), realizzata in occasione del 35 anni dall’uscita del film, con la produzione esecutiva adesso affidata a Wizard Productions srl e numerosi altri soci operanti nel settore dello spettacolo dal vivo, che partecipano al progetto attraverso varie quote di finanziamento.
Motore artistico dell’intera operazione è nuovamente Federico Bellone, la cui regia, in questo caso, rivela una evidente trascuratezza che amplifica i “difetti” già esistenti della versione teatrale americana, creata da “Father Fame”, David De Silva.
La vita di studenti e insegnanti della prestigiosa High School for Performing Arts di New York appare raccontata (quasi) totalmente priva di qualsiasi rapporto con l’esterno, come se la scuola fosse un ambiente protetto, una sorta di “grande famiglia”, dove passioni, paure, pregiudizi, dolori e dissapori vengono potenzialmente espressi, pur rimanendo in una dimensione circoscritta all’insegnamento e al desiderio di farcela inseguendo i propri sogni, che però sono “altro” rispetto alla realtà e alle caratteristiche di ognuno.
Ecco perché, se non fosse per le canzoni, che in qualche modo aiutano a non perdere il filo degli eventi che coprono quattro anni di studio – dalle audizioni nel 1980 al diploma nel 1984 - anche i personaggi risulterebbero ancora meno completi di quanto in effetti non sono: ognuno ha un proprio tratto caratterizzante, che però si esaurisce nel momento in cui termina una scena da interpretare o una canzone da cantare.
L’elemento più dinamico e completo dello spettacolo sono le coreografie firmate da Gail Richardson.
La scena di Hella Mombrini e Silvia Silvestri introduce a un clima intimo, scolastico e allo stesso tempo ricco di energia, ma pur apprezzando l’utilizzo calibrato di qualsiasi elemento utile sotto il profilo scenografico, la forma dello spettacolo risulta comunque “light”.
Il regista Bellone conserva, anche in questo caso, un asso nella manica: un taxi giallo in scena, ma lo riserva al termine dello spettacolo (dopo i saluti), quasi come “bis”, sulle note della celebre Fame.
Il cast italiano di questa edizione – ensemble e ruoli protagonisti – è stato selezionato grazie alla collaborazione con la SDM – La Scuola del Musical di Milano, che ha messo a disposizione della produzione alcuni dei suoi ex-allievi diplomati.
Tra questi, Luca Giacomelli Ferrarini, reduce da significative esperienze in spettacoli come Next to Normal e Romeo e Giulietta – Ama e cambia il mondo, è un determinato Nick Piazza, un ruolo che non sembra però valorizzare il suo potenziale artistico, almeno dal punto di vista vocale; risulta invece piuttosto credibile nella recitazione.
Molto apprezzato Renato Tognocchi nel ruolo dell’irrefrenabile Joe Vegas; convincente nella recitazione e abile e spontaneo nel tenere il palcoscenico. Un discorso analogo, a livello interpretativo, vale per Roberto Tarsi, nel ruolo di Schlomo Metzenbaum.
Rajabu Rashidi è un ottimo ballerino con uno stile indiscutibile, ma per il ruolo di Tyrone Jackson (nella serie Leroy Johnson, il “marchio di fabbrica” di Fame), questo non è abbastanza; esattamente come il personaggio che interpreta, gli sarebbe di giovamento un più approfondito impegno nella danza e nella recitazione (che, per il momento, colpisce solo per l’elevato numero di parolacce che pronuncia). A onor del vero, va detto che nell’esecuzione insieme a Marta Melchiorre (Iris Kelly) del passo a due nel secondo atto, ha dimostrato una grazia inaspettata e fuori dal comune.
Michelle Perera nei panni di Mabel Whashington è l’autentica rivelazione di questa edizione di Fame: una voce piena e controllata, capace di un virtuosismo finora raramente riscontrato in tessiture vocali analoghe. L’interpretazione del brano in cui descrive il suo rapporto con il cibo ha strappato applausi fragorosi e sbalorditi, ma anche una standing ovation sarebbe stata più che appropriata.
I quattro ruoli adulti (gli insegnanti della scuola) non sono da meno, pur essendo, anch’essi, non completamente definiti: Donato Altomare e gipeto sono convincenti professori di recitazione e musica. Francesca Taverni (una integerrima Ms. Sherman) e Simona Samarelli (Ms. Bell, insegnante di danza, precisa, ma fuori dalle convenzioni didattiche) superano loro stesse nel duetto riguardante il destino di Tyrone e del suo potenziale talento.
Un ensemble di talenti che emanano ritmo ed energia restituiscono al pubblico l’immagine più appropriata (la determinazione e la voglia di farcela), di uno spettacolo che però potrebbe essere molto di più di uno spaccato di sogni e aspirazioni di aspiranti artisti completi.
Musical e varietà
FAME THE MUSICAL
Fame… e qualcosa rimane
Visto il
07-04-2016
al
Nazionale Italiana Assicurazioni
di Milano
(MI)