‘E’ sogno o fantasia?’ si può prendere in prestito senza offendere chi l’ha generata. Perchè è una domanda universale e ad ognuno di noi può nascere spontanea. A Sungani è nata e realizzata per la sua compagnia e per la ballerina di punta Emanuela Bianchini.
Una storia semplice che si figura partorita nel proprio rifugio, su una poltrona di un ipotetico salotto e azionando i tasti di un telecomando. Sungani si siede ed accende i suoi sogni per la platea. ‘Amara terra mia’ nella versione dei Radiodervish già ci racconta quanto gli artisti perdono durante il loro percorso e quanto costa farlo in nome dell’arte, per raggiungere la ‘perfezione’ come risultato finale. Perfezione alla quale ci si avvicina portando corpi all’estremo dell’armonia attraverso il teatro-circo.
Sungani mette a disposizione della sua ricerca stilistica il frutto degli incontri tra la tecnica accademica e del moderno e le danze etniche, acrobatiche e del full improvvisation. Le figure fantastiche che nascono dai diversi quadri che compongono la scena sono spesso Acrobalance dove due corpi, uno che sorregge l’altro, creano l’armonico sposalizio della Terra e del Cielo, la stabilità e l’agilità. Senza mai perdere di vista la necessità dello spettatore, quello di godere di opere d’arte portatrici di emozioni sottolineata soprattutto nelle esibizione della Bianchini con il suo partner.
Nelle sue visioni si espone lui stesso, accompagnato dalla sua chitarra e da quella di Riccardo Medile proiettando così un altra sua dote oltre quella registica, quella canora intonando note tra le più famose di Sting e Ben Harper.
Interessanti le proiezioni che prendono per mano noi attenti viaggiatori in poltrona, solari ma con frasi scritte in bianco e nero, essenziali e non invadenti nel processo di attenzione nei confronti dello spettacolo.
Sting, Battiato, Cindy Lauper, Mango, Peter Gabriel, Queen. Questi alcuni nomi che nell’immaginario del regista hanno segnato percorsi guidati verso coreografie di gruppo e di coppia, dipingendo figure geometriche e scrivendo una poesia sulle aperture alari della tecnica.
Il risveglio alla realtà non è stato traumatico grazie alla scelta di lasciarci nella sala d’attesa di un altro sogno con la Mummer’s Dance di Loreena Mc Kennitt