Uno spettacolo tenue, delicato, pieno d'emozione questo Fantasmi di Enzo Vetrano e Stefano Randisi, che propone, nel pieno rispetto filologico, due atti unici di Pirandello, L'uomo dal fiore in bocca e Sgombero, ai quali i due registi di origini palermitane antepongono, a mo' di cappello, un estratto da Colloqui coi personaggi una novella pubblicata nel Giornale di Sicilia, il 17-18 agosto 1915, giustapponendo questi tre testi pirandelliani con alcuni estratti da Totò e Vicè di Franco Scaldati.
Non si preoccupi il lettore di tanta sovrabbondanza la messinscena non vuole essere un esperimento drammaturgico ma una ricerca di scrittura scenica, perchè l'approccio dei due registi/attori palermitani non è letterario ma squisitamente teatrale. Nessun tradimento pirandelliano, se mai, quel che si tradisce sono le didascalie nelle quali Pirandello scriveva la sua regia, una messa in scena di cento anni fa(...) quello è il tradimento che facciamo in senso positivo: sono le sue parole che devono emergere1.
Enzo Vetrano e Stefano Randisi si sono imposti nella scena italiana per un approccio a Pirandello diretto, spontaneo, naturale, lontano dall'intellettualismo con cui di solito si lo si porta sulla scena.
Il fil rouge dello spettacolo è la morte come condizione umana, come conclusione dell'esistenza che le dà significato e importanza.
Così il frammento da Colloqui coi personaggi nel quale Pirandello afferma la preminenza dell'arte (la forma) sull'esistenza (la vita) diventa una premessa allo spettacolo fatta dallo stesso Pirandello (una registrazione della sua voce di poco posteriore alla vincita del Nobel). La forma è superiore alla vita perchè sopravvive alle persone e rimane come insegnamento per le generazioni future. Ecco dunque delinearsi una morte come pretesto per definire concretamente l'esistenza e la storia di ogni singolo personaggio (essere umano). Tramite il sentimento del contrario su cui si fonda la sua teoria dell'umorismo Vetrano e Randisi esplorano questi testi alla ricerca di un elemento comune a questi personaggi tutti fantasmi sotto molteplici aspetti: come personaggi conosciuti eppure mai davvero capiti (perchè ancora oggi Pirandello ha fama, anche al Liceo dove viene studiato, di autore difficile) personaggi sopravvissuti a se stessi, fantasmi perchè hanno una loro vita autonoma prima e dopo l'opera in cui esistono in Colloqui coi personaggi Pirandello non non vuole più ricevere i personaggi che vengono a proporsi per far parte dei suoi scritti perchè "c'è la guerra". Fantasmi siamo tutti noi che compariamo nel mondo ognuno con una tragedia grande che non smepre diventa una storia famosa, universale, anche se ognuna è degna di diventarlo. Così ne Lo sgombero la figlia cacciata di casa perchè ragazza madre tornata per la morte del padre ritrova il corredino del figlioletto morto ancora piccolo... Fantasmi perchè mentre viviamo la nostra vita con dignità nessuno sembra accorgersi di noi. Ne L'uomo dal fiore in bocca un uomo condannato a morire presto per un epitelioma (il fiore del titolo) avido dei dettagli delle vite altrui che ha bisogno di vedere per poterli reputare vani, così da non avere problemi ad abbandonarli quando morirà. E in questo suo peregrinare è seguito dalla moglie che invece in qursti ultimi giorni della sua vita lo vorrebbe a casa e che lo segue a distanza, timida.
Ed ecco la poesia di Enzo Vetrano e Stefano Randisi: Vetrano, prima ancora che lo spettacolo inizi, mentre la platea si sta riempiendo dei primi spettatori, compare in platea, cappello e bastone, nei panni dell'uomo dal fiore in bocca a guardare le vite degli spettatori, troppi distratti ad accomodarsi, a parlare per accorgesi di lui, mentre sua moglie (una magnifica Margherita Smedile) lo segue timida a distanza. E vedere questi due attori muoversi tra i posti di platea, tra spettatori distratti e superficiali che non sempre si accorgono di loro è un elemento così pirandelliano, che commuove per l'eleganza e la semplicità dell'idea che restituisce senza cerebralismi il pensiero di Pirandello che non è affatto difficile ma sa parlare ancora a chi sa porgergli un orecchio attento.
Tra una pièce e l'altra i dialoghi disarmanti di due amici, Totò e Vicè, sulla vita e la morte. E quando Totò muore e Vicè medita di suicidarsi per quanto gli manca l'amico ecco che questi torna dall'aldilà per raccontargli quel che ha visto. Un inno all'amicizia che ben lega coi temi le suggestioni e le emozioni pirandelliane.
Enzo Vetrano e Stefano Randisi mostrano col loro fare teatro come sia praticabile una via che restituisca a Pirandello tutta l'intelligibilità proditoriamente sottratta.
Fantasmi rimane nel cuore dello spettatore costituendo un momento epifanico di grande amore per il teatro e per Pirandello e, da parte dei due attori registi, anche per gli spettatori.
Il pubblico in sala, anche il più distratto, se ne accorge e applaude senza fine chiamando gli attori a comparire sul palco più e più volte.
Prosa
FANTASMI
Tenue, delicato, perfetto.
Visto il
30-03-2011
al
Valle Occupato
di Roma
(RM)