Poetiche visioni nell'universo fantastico, popolato da creature dell'immaginario, evocato in “Fantasmi”: “Enzo Vetrano e Stefano Randisi sono registi e interpreti (insieme alla brava Margherita Smedile) della pièce – produzione del Teatro degli Incamminati e Diablogues / Compagnia Vetrano-Randisi, in scena al Teatro Centrale di Carbonia per la Stagione del CeDAC – che trasfigura in un'atmosfera surreale e sospesa il dramma e la magia dei personaggi di Luigi Pirandello e Franco Scaldati. L'incantesimo inizia dalla platea, improvvisamente “abitata” da silenzi e sguardi pieni di mistero, nella compenetrazione tra la realtà pulsante oltre la quarta parete, con le sue segrete passioni impigliate nella dimensione senza tempo di un eterno, ciclico presente e la società contemporanea: squarciato il velo gli spettatori si specchiano in quegli altri, così simili e loro e insieme perdutamente distanti. Scomparsi quei temerari oltre la ribalta le luci sul palco danno risalto alla voce autorale: nei “Colloqui con i personaggi” lo scrittore (inventore dei “Sei personaggi”) spiega le ragioni preoccupate di una sua possibile rinuncia all'arte nell'incombere della guerra, quell'ansia privata e unanime nell'incombere della tragedia. La risposta è disarmante e racchiude il senso dolceamaro di una poetica conscia del fragile equilibrio fra attimi fuggevoli e forze primordiali e inestinguibili: «Che contano i fatti? Per enormi che siano, sempre fatti sono. Passano. [...] La vita resta, con gli stessi bisogni, con le stesse passioni, per gli stessi istinti, uguale sempre, come se non fosse mai nulla: ostinazione bruta e quasi cieca, che fa pena. La terra è dura, e la vita è di terra». Prologo “necessario” per un viaggio tra frammenti teatrali, atti unici e monologhi dimenticati nei luoghi dell'anima esplorati e descritti con acuta sensibilità dal “figlio del Caos”; la lucida consapevolezza del futuro de “L'uomo dal fiore in bocca” e la rabbia disperata, l'orgogliosa e famelica ricerca d'amore della giovane protagonista di “Sgombero” s'intrecciano però alle apparizioni di “Totò e Vicè”. Clochards per caso e destino, tenere e quasi “beckettiane” incarnazioni delle somme questioni esistenziali sul confine sottile tra vita e sogno, tra strambe avventure e curiose incursioni nell'aldilà i due personaggi nati dall'estro e la fantasia dell'attore e drammaturgo palermitano Franco Scaldati – artista tra i più interessanti e prolifici della scena italiana tra '900 e terzo millennio – percorrono lievi i sentieri della poesia. Un moderno “teatro dell'assurdo” (pensato e scritto in siciliano strettissimo, tradotto in italiano «perché non si perdesse il significato così importante delle parole» sottolinea Randisi) perfettamente incorniciato nel gioco di trasparenze, ombre e improvvise rivelazioni sul filo di un binario sospeso (forse) sul nulla suggerito dalle luci di Maurizio Viani e le scene di Marc'Antonio Brandolini. L'innocenza dei folli – e dei bambini – stempera lo scherzo crudele della morte in uno spazio onirico e quasi metafisico, tra buffe metamorfosi e pindarici voli; in questa ritrovata leggerezza perfino il dolore e il rancore si stemperano nella dolcezza di un ricordo, la figlia “perduta” si ritrova tra le macerie del passato, in vista del definitivo “Sgombero” nell'eco pietosa di una ninna nanna. E l'attesa della condanna per “L'uomo dal fiore in bocca” - magnificamente interpretato da Enzo Vetrano - con il guizzo finale di un'ultima speranza o magari un sorriso beffardo prima della fine sfuma, con tutto il peso di un inconfessabile struggimento, una verità feroce e ineffabile da condividere forse con un estraneo nella sua vertigine sull'ignoto, si dissolve nell'atmosfera ludica e incantata dei due “clowns” di Scaldati, gli ultimi capaci di restituire il gusto della semplicità.
Prosa
FANTASMI
Tra vita e sogno "Fantasmi" di Pirandello/Scaldati
Visto il
24-03-2012
al
Centrale
di Carbonia
(CA)