Lirica
FAUST

L'anello del diavolo

L'anello del diavolo

Un Faust simbolico, in perfetto stile Poda, che vede agire i propri personaggi in una dimensione completamente aspaziale e atemporale, quello che viene proposto in questi giorni al Regio di Torino: un viaggio all'interno dell'animo umano, un'indagine che ha come fulcro il sentimento d'amore dei protagonisti, forse l'unica vera esperienza universale della vita. Al centro del palco una piattaforma girevole su cui è posizionato un enorme anello dai riflessi metallici che si muove e articola secondo varie angolazioni così da suggerire le diverse ambientazioni congeniali all'azione; ai lati pareti materiche corrose, nere e bianche, sulle quali ben si riflettono le luci, a creare suggestioni di mistero. Tutto è simbolico, nulla è realistico, vi si possono trovare richiami, oltre che al perenne scorrere della vita, anche allo scontro che oppone cultura e pulsioni indirizzate verso la fatuità; non a caso, all'apertura del sipario, il centro della scena si mostra occupato da un mucchio di libri appartenenti al vecchio Faust sui quali, durante la festa del secondo atto, il coro depone bucrani e scarpe rosse sinonimo di vanità e frivolezza. Altro protagonista è il tempo, simboleggiato fin dall'inizio da una serie di clessidre che circondano l'anello sotto cui canta Faust e che, in una sorta di ringkomposition, tornano alla fine, nel momento in cui la scena si apre a colori più tenui e i cori celesti accolgono in cielo l'anima di Margherita. Suggestivo l'episodio della chiesa, simboleggiata da una grande croce vuota su fondo nero attraversando la quale la luce fende le tenebre, un buio cui fanno corona gli abiti degli astanti, velati e in gramaglie. Completamente congeniali all'azione e per nulla pesanti le coreografie che, secondo l'uso di Stefano Poda, vedono i ballerini muoversi a scatti seguendo nei gesti il ritmo della musica e che raggiungono il loro apice nella sfrenata danza della notte di Valpurga, assurta a simbolo dell'incontro di ognuno con l'abisso dell'inconscio e con le proprie ombre interiori. Curatissimo il lavoro di regia cui non si può chiedere una totale intelleggibilità dell'azione o una totale corrispondenza con il libretto, ma di cui si deve apprezzare l'attenzione al dettaglio simbolico e il profondo senso del teatro. Splendidi e sontuosi i costumi; azzeccatissima l'idea di trasformare l'omaggio floreale di Siebel del terzo atto in un vestito di fiori colorati, che successivamente all'avvenuta seduzione viene sostituito con uno di fiori appassiti, e i gioielli di Mefistofele in un abito tempestato di diamanti, indossando il quale la protagonista si pavoneggia.

Charles Castronovo è un Faust aitante fin dall'inizio che, come unico segno di vecchiaia, esibisce capelli brizzolati che ben presto volgeranno al nero. L'interpretazione è corretta, l'emissione controllata, ma la potenza vocale un poco limitata con leggere incertezze nella zona acuta. Il suo Faust non ha una personalità spiccatissima o prorompente ed è in tutto e per tutto influenzato da Méphistophélès. Ildar Abdrazakov dal canto suo incarna perfettamente tutte le caratteristiche dello spirito demoniaco, insinuante, lussurioso, salottiero, a tratti svagato, sempre apparentemente spensierato, ma nel profondo corrotto e corruttore. La vocalità è ampia, solida in tutti i registri, il fraseggio curato, la presenza scenica imponente. Irina Lungu, dotata di un timbro ricco di colori e di un ottimo controllo dell'emissione, ha interpretato con grande capacità empatica una Marguerite delicata, incarnazione del quotidiano che soccombe di fronte alle insidie di chi ha esperienza del mondo. Voce scura e sonorità vigorosa per il Valentin di Vasilij Ladjuk, grande spigliatezza di modi ed eleganza di emissione per il Siebel di Ketevan Kemoklidze. Con loro Samantha Korbey nel ruolo di Marthe e Paolo Maria Orecchia in quello di Wagner.

Estremamente equilibrata e attenta la direzione di Gianandrea Noseda che ha staccato tempi precisi e cercato sempre l'accordo col palcoscenico. Ottima per amalgama e precisione la prova del Coro e dell’Orchestra del Regio.

Visto il
al Regio di Torino (TO)