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FENICIE

Le Fenicie a Siracusa: tra un Edipo-Manga e un Polinice-Fonzie

Le Fenicie a Siracusa: tra un Edipo-Manga e un Polinice-Fonzie

Le Fenicie di Euripide è un testo difficile e per questo pochissimo rappresentato. Una struttura complessa e una doppia azione,  il duello fratricida tra Eteocle e Polinice e le donne fenicie giunte a Tebe in cerca di aiuto, che non hanno mai entusiasmato le produzioni italiane. Un corpo a due teste dove il collegamento tra i due segmenti rimane oscuro. Ci prova quest'anno l'Inda che affida a Valerio Binasco la regia di questa tragedia ambivalente e sfuggente.

Tra er monnezza e Fonzie
Nella morte reciproca di Eteocle e Polinice, maledetti dal padre/fratello Edipo, Euripide inserisce Giocasta, un'ottima Isa Danieli, la madre maledetta che ha generato i figli della stirpe incestuosa. Giocasta è una mater dolorosa che finisce anch'essa nella rete del tremendo destino di Tebe. Questo delicato equilibrio di rapporti è gestito da Binasco con personaggi che giocano ognuno una propria partita. Il messaggero è perfetto per una commedia di Aristofane, mastica un siciliano da avanspettacolo e non risparmia ammiccamenti, Edipo sembra uscito da un manga giapponese, Antigone fa il verso a Olivia Newton John, Eteocle un po' easy rider un po' "er monnezza" e infine un Polinice-Fonzie che sbraita come un forsennato. In questa accozzaglia di rimandi solo la Danieli prova a tenere la barra di una recitazione intensa ed equilibrata, così come il Tiresia di Alarico Salaroli è un personaggio ben riuscito che riesce a non strafare. 

A Bolliwood, a Bolliwood...
Un discorso a parte merita il coro di questa tragedia, sicuramente uno dei più enigmatici: donne perseguitate e senza patria. Binasco con maschere ne cancella l'identità, mentre le loro valigie accendono immediati riflessi di deportazioni. Parlano per bocca di un'interprete che interviene con incerta pronuncia. Tutto bene fin qui. Un coro statico e appartato, ma interessante. Ma poi cominciano le domande. Chi è la fanciulla dai tratti bollywoodiani che le donne issano sulla sedia gestatoria? E la pianista che suona alla luce di un'elegante abatjour come fosse un night club? Il risultato è uno spettacolo confuso e noioso, il pubblico dopo aver riso all'araldo corpulento comincia a rumoreggiare. Ma per fortuna lo spettacolo finisce e a guisa di sigla finale una canzoncina pop invade il teatro, così i giovani spettatori armati di smartphone corrono verso la scena e si scattano selfies con gli attori. E su questo pittoresco momento di celebrità cala il sipario di un tentativo maldestro: le Fenicie meriteranno di certo un'altra occasione.

 

Visto il 06-06-2017
al Greco di Siracusa (SR)