“Festa di Famiglia”, ultima fatica della compagnia Mitipretese che porta la firma drammaturgica dell'illustre Andrea Camilleri, è un lavoro complesso e appassionato, che affronta una tematica difficile come la violenza sulle donne, in modo intelligente, ironico e non banale.
La tematica di per sé è densa di tensioni e risvolti drammatici, per cui era necessaria una riflessione sulle dinamiche violente all'interno di un nucleo famigliare che ponesse l'accento sul lato tragicomico, grottesco e ridicolo che “si cela dietro le umane miserie”.
Mitipretese non mette in scena le vicende di violenza che affollano i notiziari televisivi, gli episodi eclatanti che fanno tanto rumore, bensì indaga la violenza nascosta, celata, quella che silenziosa si insinua dentro le pareti domestiche, in famiglia.
Lo spunto letterario da cui sono partiti per “Festa di Famiglia” è la vicenda di Mommina e Rico Verri contenuta in “Questa sera si recita a soggetto” di Pirandello: le prime battute dello spettacolo, infatti, si svolgono tra questi due personaggi, quasi a voler sottolineare la natura archetipica della violenza domestica.
La vicenda inizia con l'attesa da parte di tutti di recarsi alla festa di compleanno per i 60 anni della signora Ignazia: le tre figlie, Donata, Mommina e Frida le hanno preparato una sorpresa.
La peculiarità della drammaturgia scritta a due mani da Mitipretese e Camilleri è il suo essere un dramma mancato: la sofferenza e il dolore che queste donne provano - una sorella é sposata a un marito geloso che vorrebbe farle togliere dalla testa i suoi sogni, un’altra ha subito violenza da parte del padre, la terza sorella non è soddisfatta della propria relazione e la madre è afflitta dall’abbandono del marito – non hanno un epilogo, non hanno uno sfogo drammatico, non ci sono uccisoni o addi, o gesti importanti, ma c'è solo una tensione costante che attraversa tutto il dramma, caratterizzata da dialoghi ironici, acuti e da frecciatine intelligenti e mirate.
In questa situazione drammaturgica al limite emergono le eccezionali capacità tecniche degli attori stessi, immersi in uno spazio vuoto, fatta eccezione per la presenza di alcuni mobili e oggetti, con luci quasi a giorno che volutamente illuminano anche il pubblico, con cui spesso dialogano direttamente. Il cast è affiatato e talentuoso, gli attori sono abili nel trovare la verità del proprio personaggio e nel mostrarla al pubblico.
C'è un abbozzo, un tentativo di metateatralità in alcuni momenti dello spettacolo, quasi fosse un omaggio a Pirandello e al suo “teatro nel teatro”: una volta si commenta un foulard che non si strappa, un'altra volta gli attori parlano del più e del meno, per un paio di minuti un’altra volta viene fatto squillare un cellulare e uno degli protagonisti si arrabbia per l’interruzione.
Non è chiaro se questi momenti di stand-by siano da considerare semplicemente un omaggio a Piarandello o se si basano su un disegno registico preciso.
L'allestimento è intelligente, gioca con la capacità delle attrici di vedersi vivere e di ribaltare l'apparenza ricorrendo all'umorismo, tanto caro a Pirandello.
Mitipretese riesce a tradurre la complessità e l’insidiosità dei rapporti familiari che spesso sfociano in brutalità, ricorrendo all'ironia e a un finale surreale.
Prosa
FESTA DI FAMIGLIA
QUESTIONI DI FAMIGLIA
Visto il
07-11-2009
al
Duse
di Bologna
(BO)