L'apertura del 78° Maggio Musicale Fiorentino subisce un ridimensionamento a causa dello sciopero indetto da una sigla sindacale: dopo la prova generale e la prima coi costumi ma a scena fissa e senza luci, la prima replica viene data in forma di concerto con orchestra, coro e cantanti sul palco dentro la camera acustica. Lunga la fila al botteghino per chiedere il rimborso del biglietto e l'annuncio del coordinatore artistico a inizio serata viene accolto da fischi e proteste di pochi presenti. Un vero peccato, perché l'esecuzione musicale è superba e meritava il teatro esaurito a ogni recita e gli applausi sono stati ripetuti e calorosi sia a scena aperta che nel finale (peraltro l'assenza dei sopratitoli ha resto faticosa la comprensione dell'opera a molti).
Perfetta la direzione di Zubin Mehta che, sul podio senza spartito, mantiene una tensione narrativa altissima e costante, forse esaltata proprio dalla forma concertante dell'esecuzione e dall'eliminazione dei dialoghi per una resa compatta. La sinfonia dimostra da subito l'attenzione straordinaria ai tempi e ai colori, levità di spessore e luminosità timbrica; i corni si dilatano sul respiro ampio dei fiati, gli archi incendiati sostengono il suono con una morbidezza delicata esaltata dai tempi distesi in un amalgama perfetto con le altre componenti. Se l'inizio ha colori quasi mozartiani, subito si precipita nel pieno del romanticismo con l'aria di Leonore. Indimenticabile, all'interno di una prestazione tutta di altissimo livello, la Leonore III, ampia pagina sinfonica che precede il finale con gli archi impalpabili. Straordinaria la prestazione dell'orchestra.
Ausrine Stundyte e Burkhard Fritz sono giusti protagonisti: Leonore ha timbro particolarissimo ed è in grado di affrontare senza esitazioni l'impervia partitura rendendo in modo emotivamente convincente ogni passaggio, combattiva e forte ma non aggressiva; Florestan ha timbro chiaro ed eroico di grande espressività ed è bravo interprete delle sue tensioni interiori. Sonoro e ben caratterizzato il Rocco umanissimo di Manfred Hemm, voce non scura ma particolarmente bella e versatile per il Don Pizarro di Evgeny Nikitin. Tra i comprimari si è segnalata la Marzelline di Anna Virovlansky, vicino alla quale non ha sfigurato Karl Michael Ebner (Joaquino). A completare adeguatamente il cast il Don Fernando di Eike Wilm Schulte e due italiani, Pietro Picone (Erster Gefangener) e Italo Proferisce (Zweiter Gefangener). Coro ottimamente preparato da Lorenzo Fratini: la scena coi prigionieri liberati è di grande efficacia.
Regia, scene, costumi e luci sarebbero stati di Pier'Alli in una produzione del teatro di Valencia.