FIDIPPIDE - ODETTEODILE INVESTIGATIONS - ISTANTANEE PERFORMING FEST

Due idee di danza molto diverse

Due idee di danza molto diverse

Narra la leggenda che Milziade, capo dell'esercito ateniese, dopo la vittoria sui persiani nella battaglia di Maratona (490 a.C.), incaricò il soldato Fidippide di informare Atene della vittoria. Fidippide percorse l'intero tragitto tra Maratone e Atene (42 km) di corsa, senza mai fermarsi e, giunto nella città, dopo aver detto Abbiamo vinto crollò a terra esanime, ucciso dallo sforzo. 
Fidippide, il topos del guerriero attico, è al centro di questa performance di BAROKTHEGREAT gruppo nel quale la danzatrice-coreografa Sonia Brunelli e la musicista Leila Gharib, approntano i loro spettacoli muovendosi nel vasto bacino della performing art con una particolare attenzione verso la fisicità del suono.
Il suono è proprio il nucleo di questa performance. Un tamburo amplificato elettronicamente suonato da Leila Gharib che esegue un ritmo tribale, primordiale, incessante, però organico, non meccanico nella sua ripetitività, ma con microvariazioni, una intensità dinamica variabile, uno ritmo prodotto da una performer e non da un mezzo meccanico.
Su questo suono ipnotico, seducente e mai angoscioso ma seducente, Sonia Brunelli esegue una coreografia che si sviluppa su due coordinate opposte: quella della velocità con la quale si sovrappone e doppia il ritmo martellante del tamburo e sono ora le spalle, ora le braccia, ora gli avambracci a muoversi rapidamente. La seconda,  al contrario, è quella della calma, della perseveranza, della resistenza al parossismo che il ritmo tribale del tamburo impone. Ecco allora il lentissimo procedere in avanti dal fondo del palco verso il proscenio, i lenti movimenti delle gambe, o delle mani che iniziano a muoversi con cautela una distese le braccia, la testa diritta e inamovibile, gli occhi che guardano con circospezione ora a destra ora a sinistra. Attraversata da  un'energia interiore enorme che solo a  tratti  emerge in superficie, nella superficie del corpo atletico della danzatrice, Sonia Brunelli diventa il guerriero primordiale, tutto muscoli ed energia, quello che non combatte ma corre, anche quando Sonia si muove molto lentamente sul palco, per raggiungere la sua meta senza risparmiarsi energia alcuna. Un rapporto dinamico e dialettico tra suono e danza tra forma del suono e forma della danza in un continuo dialogo incessante e mai uguale.
Una performance suggestiva, elegante, convincente, pienamente riuscita con la quale BAROKTHEGREAT, nel 2010, è stato selezionato  per Marathon of the Unexpected, la nuova sezione dedicata alle esperienze sperimentali del 7° Festival di Danza Contemporanea della Biennale di Venezia.


BAROKTHEGREAT in Fidippide
IDEAZIONE_BAROKTHEGREAT
DANZA E COREOGRAFIA_SONIA BRUNELLI
OSSERVAZIONE ALLA COREOGRAFIA_ MARCO VILLARI
MUSICA ORIGINALE_LEILA GHARIB
ABITI_BISCUIT AND BALL
FONICA_MARTINA ZANETTI
PRODUZIONE E DIFFUSIONE_DADA PROD
IN COLLABORAZIONE CON SANTARCANGELO DEI TEATRI


OdetteOdile investigations
VARIAZIONE SU IL LAGO DEI CIGNI

Odette e il suo doppio Odile.
Odette la regina delle donne trasformate in cigno dal perfido mago Rothbart cui solo una promessa di matrimonio fatta in punto di morte potrà sciogliere l’incantesimo che le tiene prigioniere. Odette che incontra il principe Siegfried il quale la invita al ballo nel per il giorno dopo.
Odile, la figlia di Rothbart che l'uomo ha trasformato dandole le sembianze di Odette per far innamorare Siegfried di lei, in modo da mantenere per sempre Odette e le altre donne in suo potere.
Odette, cigno bianco, Odile, cigno nero.

Su queste coordinate culturali che Cosimi dà per acquisite si dipana un lavoro interessante e narcisista,  talvolta stucchevole e talvolta maschilista nel quale la danza, come la si intende di regola, è sostituita da una macchina performativa complessa e meccanica, nella quale Cosimi fa impiego di ventilatori, macchine del fumo e videoproiezioni.
Tantissimi i temi trattati.
Lo sgretolarsi della danza classica ormai troppo lontana dalla nostra contemporaneità (il primo balletto tratto dalla suite di Cajkovskij è del 1895) tema introdotto in un video (proiettato su di un pannello semitrasparente che fa da cesura tra palco e pubblico, dietro il quale avviene l'azione scenica dal vivo) che ritrae dei piedi femminili bardati con scarpette da classica e fasce sugli stinchi che si sporcano e si sfaldano mentre calpestano rami secchi in un bosco fino a giungere a un corso d'acqua, a ricordare quel lago nel quale le donne cigno vivono.
Danza classica alla quale Cosimi sembra rinunciare per sempre se capiamo bene il senso di una scena nella quale, alle note inconfondibili di Cajkovskij,  le due  performer-danzatrici si stagliano immobili, girate di tre quarti a sfavore di pubblico, mentre la macchina del fumo spara la sua nebbia, accelerata da un ventilatore di scena, di quelli potenti, ottenendo l'effetto di un vento impetuoso che dovrebbe sospingere le danzatrici (verso il futuro?) che restano invece immobili per tutto il tempo della musica, interrotta da un urlo improvviso ad altissimo volume e dallo sparo di una pistola.
Odette Odile ha poco della coreografia normalmente intesa, i movimenti delle due ballerine sono più quelli della performing art che della danza vera e propria. Cosimi si ritaglia il ruolo del mago Rothbart, del maschio imbonitore,  che prima porta via il tutù (col quale ha un rapporto feticista di odio e amore) alle due performer, che poi conduce di quadro in quadro, come un domatore con i suoi animali feroci, o come il proprietario di un harem, coreografo che cammina dentro la sua stessa creazione senza farne mai davvero parte, indicando, illustrando e disturbando con la sua presenza l'azione scenica, in una maniera a tratti interessante ed efficace, a tratti in maniera sfacciatamente narcisista. Non il narcisismo del coreografo ma proprio quello dell'uomo Cosimi che tocca le sue donne come fossero ballerine in un locale di lap dance.
A sostenerlo in questo lavoro Andreana Notare e Paola Lattanzi, una delle due col corpo completamente dipinto di nero, che Cosimi porta in giro sul palco, incappuccia, fa esibire su due cubi rossi, pensando per loro movimenti coreografici anche morbosi (una scena di contorsionismo-accoppiamento). Programmaticamente l'intento di Cosimi è quello di indagare sull'aspetto simbolico del cigno, che per  il coreografo  costituisce una reincarnazione di un femminile che vede oggi la sua natura romantica iniettata di cinismo, glamour e aspirazione alla morte vissuta senza pathos.
Un glamour e un pathos niente affatto contemporanei ma che  sembrano appartenere completamente all'immaginario collettivo del Novecento, tra donnine da caffè chantant e pose erotiche da Playman anni 70.
L'unico segno dissonante di questo universo iconico di riferimento è la fisicità delle due performer scelte da Cosimi per il loro corpo smagrito, quasi anoressico, che l'esercizio
fisico e la disciplina coreutica hanno innervato di
una muscolatura e una tonicità che si discostano
sensibilmente dal cliché del corpo muliebre canonicamente riconosciuto come femminile. Senza scomodare la
ginandria (modo maschilista di vedere un corpo di donna muscoloso) Notare e Latanzi Cosimi scompaginano l'immaginario collettivo mettendo in discussione i canoni maschilisti del femminino. Purtroppo questo scardinamento non conduce a una mesa in discussione profonda di certe radicate funzioni femminili nel mondo dello spettacolo. La donna intrattenimento e la donna oggetto sessuale,  pur proposte in una incarnazione inconsueta, sono immediatamente riconoscibili in tutta la loro stucchevole icasticità: vedere le due ballerine in atteggiamento quasi saffico,  indossare le scarpe a spillo,  mostrare il torso tornito nudo e dai seni impercettibili costituiscono  immagini di un repertorio squisitamente maschilista sui quali lo spettacolo sembra indulgere e autocompiacersi.
Un immaginario che è più afferente al novecentesco che a quell'oggi proclamato nelle note di regia, impressione confermata anche dalle proiezioni video di brani di Nosferatu nelle quali un vampiro concupendo una donna (e toccandole i seni prominenti che le due ballerine non hanno) le sugge il sangue.
Insomma l'indagine sul simbolo del cigno che Cosimi percorre  sembra rimanere tutta dentro le maglie di una cultura che mentre lo spettacolo sembra dirci di voler criticare, dissacrare, capovolgere non fa altro che confermare.
Molti altri simboli sono presenti, tutti richiedenti uno sforzo esegetico notevole data la loro cripticità: le catene che pendono in fondo alla scena, la luce intensa e altro fumo che provengono da un armadio posto in scena, il cigno finale (in video) sul quale si chiude la performance, sono tutti elementi da approfondire ma che non spostano il senso generale di uno spettacolo che sembra la dissezione sul tavolo anatomico della danza tout-court, una sorta di Frankenstein coreutico che sa quel che lascia (il nitore formale della danza classica) ma non sa bene dove approda (a nessuna forma di danza strettamente detta) lasciando lo spettatore a metà del guado.

 

COMPAGNIA ENZO COSIMI in OdetteOdile investigations
VARIAZIONE SU IL LAGO DEI CIGNI
REGIA, COREOGRAFIA, SCENE, COSTUMI, VIDEO_ENZO COSIMI
MUSICA_ALVA NOTO, CAJKOVSKIJ, RICHARD CHARTIER
INTERPRETI_ANDREANA NOTARE, PAOLA LATTANZI, ENZO COSIMI
DISEGNO LUCI_STEFANO PIRANDELLO
ASSISENTE ALLA PRODUZIONE_MARIA PAOLA ZEDDA
IN COLLABORAZIONE CON_FESTIVAL INTERNAZIONALE DANZA URBANA, PROGETTO MUSIC – TRILOGIA DELSUONO

Visto il 05-05-2011
al Kollatino Underground di Roma (RM)