Prosa
FINCHé MORTE NON VI SEPARI

La messa in scena è servita

La messa in scena è servita

Reduce dai favolosi successi di tre commedie (“I compromessi sposi”, “Il miracolo di Don Ciccillo” e “Napoletani a Broadway”) per la quarta stagione consecutiva Carlo Buccirosso porta in scena al Teatro Sala Umberto una nuovissima commedia da lui scritta e diretta intitolata “Finché morte non vi separi”, in scena fino al 28 aprile. L’attore napoletano è sempre garanzia di spettacoli comici, in cui si ride dall’inizio alla fine della pièce senza esulare da riflessioni su temi d’attualità.

Nella parrocchia di Don Guglielmo (Carlo Buccirosso) si percorre il doppio filo della tradizione, quella folcloristica napoletana, e della modernità tra munacielli e tablet. Tra le righe si racconta l’invadenza dei social network tra tag di foto, scattate senza proprio consenso, all’inserimento di link spesso allusivi.

Lo spettacolo, particolarmente apprezzato dal pubblico nella sua prima romana, affronta anche temi oggi particolarmente discussi come la visione della chiesa rispetto alle coppie omosessuali e a matrimoni gay. Il grande merito di Buccirosso sta nel trattare tematiche importanti sempre con vena ironica e brillante, senza suscitare mai polemiche.

Sul palcoscenico, accanto a Buccirosso, si esibiscono gli attori che negli ultimi anni stanno accompagnando l’attore nel proprio percorso artistico e con cui hanno costruito una valente compagnia: Giordano Bassetti, Sergio D’Auria, Tilde De Spirito, Graziella Marina, Davide Marotta, Gino Monteleone, Gianni Parisi e Claudiafederica Petrella.

Gli spettatori che hanno avuto modo di assistere alle precedenti commedie su citate di Buccirosso vi troveranno alcune affinità con “Finché morte non vi separi”: ad esempio il protagonista è un sacerdote così come era in “Don Ciccillo”, si racconta la preparazione ad un matrimonio che non s’ha da fare (qui, al contrario, che si deve fare a tutti i costi) così come ne “I compromessi sposi”.

Particolarmente curata risulta la scenografia che nel primo atto ricostruisce la sagrestia della parrocchia tra statuette di Padre Pio, crocifissi e immagini di alcuni pontefici tra cui Bergoglio e Ratzinger, nel secondo atto propone il cortile fuori la chiesa e la casa del sacerdote protagonista per poi ricreare, alla fine, la chiesa in un finale inaspettato che vuole suscitare delle meditazioni e rendere partecipe il pubblico.

E così il teatro si trasforma improvvisamente in una chiesa e da uno spettacolo si passa ad assistere ad una messa.

E la messa in scena è servita.

Visto il 09-04-2013
al Cilea di Napoli (NA)