Poltroncine rosse gremite dagli spettatori che riempiono il Teatro San Babila, struttura splendidamente incastonata nell’omonima e centralissima piazza milanese, in occasione della messa in scena di “Fiori d’acciaio” di Harling.
Dopo il successo di “8 donne e un mistero” il regista Claudio Insegno ha voluto riproporre un’altra pièce interamente incentrata sulle donne, affidandosi a gran parte del cast del suo precedente lavoro.
Caterina Costantini, Sandra Milo, Rossana Casale, Beatrice Buffadini e Sara Greco, infatti, avevano tutte preso parte alla precedente rappresentazione di Insegno. Proprio l’intesa fra tutte queste attrici si è rivelata essere uno dei punti di forza di “Fiori d’acciaio”.
Ispiratosi alla morte della giovane sorella, l’autore statunitense Robert Harling ha così scritto “Steel Magnolias”, sceneggiatura per l’omonimo film del 1989 diretto da Herbert Ross con Sally Field e Julia Roberts. Ed è proprio il titolo originale, che fa riferimento al modo affettuoso con cui vengono definite le forti donne del sud degli Stati Uniti, a rivelare la vera essenza di questa sceneggiatura.
Ambientata negli anni ’80 in un piccolo paese della Lousiana, la trama vede come protagoniste sei donne: Truvy, proprietaria di un salone di bellezza, la sua giovane aiutante Annelle, Shelby e sua madre M’Lynn, la vecchia Ousier e la facoltosa Claire.
La storia ruota principalmente attorno a Shelby, interpretata dalla Buffadini, giovane ragazza diabetica, allegra e determinata come solo una ventenne può esserlo, che va pazza per il colore rosa in tutte le sue declinazioni ed è alla prese con i preparativi del suo matrimonio, sognando una funzione tutta “prude e pudica”. Saranno l’esperienza e l’amore della madre, la signora M’Lynn interpretata dalla Costantini, ad accompagnare le vicende della figlia, cercando di mediare e razionalizzare l’eccitazione della giovane. Sandra Milo, invece, veste i panni di Ousier un’isterica vecchia zitella arrabbiata con l’universo: “Gli uomini sono l’intestino del Mondo: utili ma merdosi”, la si sentirà urlare ad un certo punto della pièce.
A queste si uniscono la colta Claire, l’operatrice di bellezza Truvy e Annel, giovane abbandonata dal marito, interpretate rispettivamente da Rossana Casale, Virginia Barrett e Sara Greco.
Ad una prima parte leggera e dilettevole, in cui le sei attrici recitano divertendosi fra canzoni, pettegolezzi, isterismi ed una torta a forma di armadillo, se ne contrappone, invece, una seconda metà più carica e seria, in cui si affrontano alcuni temi delicati, quali la malattia e il trapianto di organi, la nascita e la morte.
Saranno, quindi, le difficoltà ed il dolore a far emergere la vera forza di queste donne che, inizialmente, potevano apparire fragili e superficiali dimostrando ora, invece, tutta la loro forza, determinazione e solidarietà.
Nella rappresentazione è senza dubbio meritevole la performance di Rossana Casale che, oltre a recitare in maniera naturale, delizia gli spettatori cantando piacevolmente le canzoni da lei composte per l’occasione. Ottima anche l’ironia della Costantini e il sarcasmo della Milo. Il vero valore aggiunto è, però, rappresentato dall’ottima prova della Buffadini che, con il suo sorriso disarmante, recita una parte che pare esserle cucita addosso, sfoggiando una determinazione ed un energia incredibile, oltre ad un’espressività piacevole condita anche da una gradevole esibizione canora. Buona, infine, anche la scelta di un palco spesso piacevolmente sobrio.
Milano, Teatro San Babila, 23.01.2009
Visto il
al
Vittoria
di Roma
(RM)