Musical e varietà
FOOTLOOSE IL MUSICAL

Footloose, così è... se vi pare

Footloose, così è... se vi pare

Footloose, la nuova produzione firmata Stage Entertainment, che riprende a produrre spettacoli in Italia dopo alcune stagioni, puntando su un titolo “sicuro”,  realizzato – come musical – successivamente alla pellicola degli anni Ottanta, che ha lanciato un allora esordiente Kevin Bacon.
Il musical è ambientato a Bomont, un piccolo paese della provincia americana. Qui predica un pastore protestante, che ha bandito la musica rock, il ballo ed alcuni tipi di letture perché responsabili, secondo lui, della corruzione morale dei giovani della comunità. La vera ragione di tale accanimento risale a pochi anni prima, quando alcuni ragazzi, tra cui il figlio del pastore, hanno perso la vita in un incidente stradale, mentre rientravano da un concerto.

Dal film al musical: le scelte nell'adattamento
Va precisato che Footloose non nasce come musical e l’adattamento per il palcoscenico realizzato dallo sceneggiatore della pellicola originale, Dean Pitchford, insieme a Walter Bobbie, pur mantenendo pressoché inalterati personaggi e situazioni, risulta profondamente diverso rispetto al film, anche solo per il fatto di contenere più canzoni – coinvolgenti e di facile ascolto – che seguitano, però, a “fare da colonna sonora”, senza necessariamente essere funzionali a ciò che viene raccontato sul palcoscenico.
In questo senso, il lavoro di traduzione e adattamento del testo e delle liriche in italiano, compiuto da Franco Travaglio, è risultato impegnativo, ma ha dato i suoi frutti, talvolta davvero spassosi; come nel caso della canzone La mamma dice…, in cui il rozzo e ingenuo Willard espone all’irrefrenabile Ren la propria filosofia di vita, basata sui consigli dispensati dalla propria madre: un inconfondibile e indimenticabile "biglietto da visita".
Apprezzabile, ma con qualche riserva, la scelta di mantenere in parte in lingua originale le hit più conosciute del film (Footloose, Holding Out for a Hero).

Un cast all'altezza delle aspettatve
Chiara Noschese
, in qualità di responsabile casting e supervisore artistico, ha radunato per questo spettacolo un nutrito cast di professionisti – giovani e adulti – impegnati a dare il meglio. E l’obiettivo non è lontano dall’essere raggiunto, ma forse è ancora troppo presto per affermarlo con certezza.
Riccardo Sinisi, al suo primo ruolo da protagonista, si dimostra all’altezza delle aspettative generali. Il suo Ren McCormack è forse leggermente più “sportivo” rispetto all’omologo cinematografico, ma dona al suo personaggio una determinata vitalità derivante dalla delusione e dalla conseguente voglia di lottare per affermarsi come individuo.
Smessi i panni delle varie Cenerentola e Sandy, Beatrice Baldaccini interpreta Ariel, la figlia del pastore, rivelando al pubblico aspetti interpretativi inediti: un anelito di ribellione all’autorità e alle convenzioni di genere, sempre conservando quel pizzico di candore, che anche in questo contesto, non guasta.
Per Antonello Angiolillo interpretare uomini in crisi con la moglie e in difficoltà con i figli è ormai quella che si dice “una passeggiata di salute”. Il suo Reverendo Moore, uomo in crisi, attanagliato dal dolore per la perdita di un figlio, si aggrappa a Dio, senza cercarlo nelle altre persone, rischiando così di perdere gli affetti a lui rimasti.
Quello che fa, lo fa bene: Renato Tognocchi si fa nuovamente notare  - a pochi mesi dall’esperienza nel musical Fame - nel ruolo di Chuck Cranston, il ragazzo che nessun padre vorrebbe vedere accanto alla propria figlia.
Giulia Fabbri, nel ruolo di Rusty, sfoggia molta di quella grinta che aveva abbastanza trattenuto interpretando la giovane giornalista di Newsies; suo il compito di affrontare – interamente in inglese – una hit memorabile come Let’s Hear it for the Boy.
Giulio Benvenuti interpreta un convincente, anche se – a tratti – troppo “caricato” Willard Hewitt, il personaggio che è un po’ la “mascotte “ dello spettacolo. 

Scene, costumi e luci denotano un certo standard qualitativo, non nuovo per le produzioni targate Stage Entertainment, ma sensibilmente distante dal suo debutto in Italia, con La Bella e la Bestia.

 

Visto il 25-09-2016