Fra Diavolo, un brigante in 3D

Fra Diavolo, un brigante in 3D

Fra Diavolo, il fantasioso allestimento del celebre opéra-comique di Daniel Auber su libretto in lingua francese di Eugène Scribe, qui in coproduzione con il Teatro dell’Opera di Roma, incuriosisce ma non entusiasma.

Le capriole dei carabinieri

Se si dovesse scegliere una sola parola per sintetizzare l’impressione che scaturisce dalla visione dello spettacolo ospitato al Massimo, quella parola sarebbe ‘confusione’. La regia di Giorgio Barberio Corsetti, infatti, non priva di idee interessanti e originali, accosta (troppi) elementi eterogenei senza riuscire – o forse senza neppure aspirare – a farli confluire in un insieme coerente dal punto di vista linguistico e stilistico.
L’impiego intensivo delle proiezioni e delle animazioni popola la scena di incessanti fantasmagorie nelle quali si trova davvero di tutto: atmosfere da cinema neorealista e ammicchi fumettistici, ironici effetti cartoon e suggestioni paesaggistiche. Le variopinte superfetazioni assolvono a funzioni molteplici: a volte si limitano a conferire maggiore profondità e dinamismo alla prospettiva, ma più spesso esplicitano gli stati d’animo, le passioni e le intenzioni dei personaggi, oppure sottolineano – con amplificazione un po’ didascalica – il senso degli accadimenti rappresentati.

A lungo andare, però, le sorprese non emozionano più, e le continue apparizioni fantasmatiche producono un dispersivo affastellamento che distrae senza divertire. L’effetto complessivo è sfilacciato, come se il regista, di fronte a tante idee anche buone, anziché compiere una scelta narrativa avesse deciso di allestire un campionario di effetti speciali (alcuni dei quali spiritosissimi, come le evoluzioni di una pattuglia di carabinieri-ginnasti che guizzano e volteggiano come acrobati provetti).
Inoltre, se nel primo atto la girandola virtuale si muove vorticosa in virtù del ritmo più serrato dell’azione, il secondo (che pure ha il pregio si svilupparsi in un delizioso alveare di camere d’albergo) e il terzo risultano assai meno scoppiettanti e a tratti un po’ noiosi.

Una prova musicale discontinua

Piace e convince Antonino Siragusa nel title-role; il tenore messinese canta con precisione e domina la scena con sicurezza e disinvoltura, delineando un ritratto accattivante dell’ambiguo e scaltro personaggio ideato da Eugène Scribe. La coppia inglese costituita da Lord Cockburn e Lady Pamela trova interpreti efficaci in Marco Filippo Romano e Chiara Amarù. Alterna accenti intensi e momenti un po’ opachi Desirée Rancatore nel ruolo di Zerlina.
Notevole il Mathéo di Francesco Vultaggio, che ha buona voce e la usa con gusto e generosità. Bello il colore di Giacomo Misseri nei panni del coraggioso Lorenzo.
La lettura offerta da Jonathan Stockhammer è lucida, controllata, stilisticamente appropriata e capace perciò di mettere in risalto la brillantezza di scrittura che caratterizza la partitura di Auber. Tuttavia al debutto l’intesa tra direttore, orchestrali, coro e cantanti è apparsa per più versi migliorabile.
Il pubblico apprezza e approva la rara proposta francese.

Spettacolo: Fra Diavolo
Visto al Teatro Massimo di Palermo.