Prosa
FROST/NIXON

Frost/Nixon: scontro fra Titani

Frost/Nixon: scontro fra Titani

Frost: "Lei mi sta dicendo che, se è nell'interesse del Paese, è lecito commettere atti illeciti?"
Nixon: "Non sono illeciti, se è il Presidente a compierli!"

Frost/Nixon è il primo caso storico di giornalismo spettacolo: un duello televisivo, un vero e proprio match dialettico tra l'anchorman britannico Frost e l'ex Presidente americano Nixon, conclusosi con l'ammissione di colpa – mai ottenuta prima - dell'ex Presidente sullo scandalo Watergate.

In scena gli straordinari Ferdinando Bruni e Elio De Capitani rievocano quell'incontro-scontro verità, sui cui si basa il testo, scritto nel 2006, da Peter Morgan, vincitore di numerosi riconoscimenti.
Al centro della pièce teatrale l'episodio storico e politico che ha segnato gli Stati Uniti: il Watergate, lo scandalo che portò Nixon a lasciare la Casa Bianca nel 1974.
Fu il primo scoop giornalistico che riuscì a tenere incollati ai teleschermi milioni di spettatori. Ci si trovò a riflettere sul rapporto tra politica e moralità, tra potere e responsabilità, tra potere politico e potere mediatico.

È il 1977 quando il conduttore televisivo David Frost incontra il presidente Richard Nixon. Frost è un presentatore affabile, un donnaiolo impenitente, un uomo tutto charme e dialettica, un performer votato al puro intrattenimento che decide di investire tutti i suoi soldi per intervistare Richard Nixon, appena "graziato" dal Presidente Ford, dopo lo scandalo Watergate. Per Frost l'intervista a Nixon rappresenta il riscatto professionale che cerca da tempo, il ritorno trionfante in America. Infatti Frost viene considerato un abile uomo di televisione da intrattenimento, ma non un giornalista vero e proprio, un uomo sprovvisto delle credenziali necessarie per potersi confrontare con questioni politiche importanti, come il Watergate.
L'impresa di Frost è tutt'altro che facile, deve fare i conti con la perplessità dei suoi compagni di viaggio, con le pressioni degli investitori pubblicitari restii a finanziare il suo progetto, con i suoi dubbi e le sue ansie per essersi avventurato in un territorio a lui sconosciuto – Frost si occupava di intrattenimento non di giornalismo investigativo.
Nonostante gli oggettivi ostacoli e il fallimento ormai certo, l'anchormen, inaspettatamente, ottiene una confessione piena dell'ex presidente, che si scusa ufficialmente in diretta col popolo americano, liberandosi lui stesso dal peso della colpa che gravava sulla sua coscienza.

Frost e Nixon lottano strenuamente fino alla fine, il loro dialogo farà storia, nulla sarà più come prima.

Nixon, l'ex uomo più potente del mondo, lotta per riabilitare la sua reputazione agli occhi del popolo statunitense dopo che l'impeachment ha messo fine alla sua carriera politica. Frost cerca il suo riscatto professionale, la sua occasione per mostrare il suo valore. Entrambi hanno tutto da perdere: per Nixon la serie di interviste può rappresentare la riabilitazione tanto agognata o il totale e definitivo affondamento; per Frost, un nuovo corso – più brillante e rispettabile – per la sua carriera o il completo discredito.

Forse Richard Nixon aveva sottovalutato quel performer votato al puro intrattenimento, aveva creduto di poterlo manovrare a suo piacimento, di riuscire a gestirlo e a poter fornire le "sue" risposte, le sue verità. Non credeva realmente di trovarsi di fronte a un "mastino" che non gli risparmia alcun tipo di domande, che gli pone interrogativi mirati e precisi, meticolosamente preparati dal suo eccellente staff di cronisti.
Quando al termine della serie di interviste del 1977, Nixon ammise il suo coinvolgimento diretto nel caso Watergate, fu infatti il risultato di un duro lavoro d'investigazione giornalistica, a cui lo staff di Frost si dedicò con passione e diligenza per reperire il maggior numero possibile di documenti, di informazioni talmente precise da non dare a Nixon altra possibilità se non arrendersi e confessare.

La scena è scarna, minimalista - si muove e si trasforma solo grazie al sapiente gioco di luci di Nando Frigerio, è arredata da sedie da ufficio un po' retro, trono dei due protagonisti, e da pochi altri oggetti di scena, come qualche televisore collocato in maniera apparentemente casuale che accompagna la narrazione, quasi a voler sottolineare l'importanza del video, del mezzo televisivo.
Infatti proprio il video farà la differenza nell'ultima intervista di Frost a Nixon, poiché per la prima volta metterà l'accento sul primo piano dell'ex presidente, mostrando al popolo americano un uomo ormai anziano con il volto sconvolto, segnato dalla stanchezza, a cui, in un  certo senso viene restituita la dignità che cercava da tempo.

L'interpretazione di De Capitani è misurata, mai eccessiva o sopra le righe, mette in luce le doti di seducente istrione e di abile affabulatore dell'ex Presidente, regalandoci un Nixon posato, dignitoso, ci mostra il volto umano di questo potente che a tratti suscita quasi tenerezza, perché per certi versi è vittima di sé stesso e delle sue ambizioni, deve fare i conti quotidianamente con le sue precedenti azioni e le relative conseguenze, sente il peso della colpa per quanto ha fatto, ed è stanco di continuare a negare la realtà per potersi salvare, forse in fondo è solo un uomo in cerca di redenzione, forse, inconsciamente, lui voleva confessare e liberarsi dalla colpa e Frost gli offre l'occasione per farlo.

Bruni, artista dotato di notevole sensibilità e intelligenza, interpreta un Frost brillante e ricco di sfumature, a primo acchito è un uomo superficiale, frivolo, modaiolo, all'inizio ci appare privo di scrupoli e interessato solo al proprio successo personale, in seguito verrà coinvolto da una vicenda più grande di lui ed emergeranno le sue contraddizioni e debolezze. Bruni riesce a tratteggiare con abilità le contraddizioni di Frost, che è tutt'altro che un uomo privo di talento – come veniva considerato, in realtà ha qualità e risorse, purtroppo celate dietro un'ostentata e fastidiosa arroganza e sicurezza.

De Capitani e Bruni ci regalano due ore di estrema verità e di realismo: non imitano, ma creano con minuzia e accuratezza due maschere. Il loro è un duello intenso in cui, per due ore serrate, gli attori si ritrovano a sviscerare una delle vicende più rappresentative ed emblematiche dello scontro tra potere politico e mediatico, dove il potere mediatico può essere usato non solo per stravolgere le coscienze e nascondere la realtà, ma anche per sostenerla nel modo più corretto, svelando ciò che sembra destinato a rimanere nell'oblio.
A completare la splendida prova dei due interpreti principali, Luca Toracca, storica presenza dell'Elfo, che interpreta un impresario naif, Claudia Coli, donna e amante di Frost, Matteo De Mojana e Andrea Germani, giornalisti dello staff di Frost, Nicola Stravalaci, accompagnatore e assistente di Nixon, pronto a difenderlo sempre e comunque e Alejandro Bruni Ocaña, che merita una menzione speciale, nel prezioso ruolo di narratore-commentatore della vicenda. Attore di forte presenza scenica, Bruni Ocaña, ci accompagna nel racconto e ci conduce nella storia con semplicità, senza esagerare, ma essendo presente e vivo per tutta la durata dello spettacolo, senza avere cedimenti.

Uno spettacolo assolutamente da vedere, un match all'ultimo sangue, o meglio all'ultima parola, un eccezionale incontro di boxe verbale: un evento a metà strada tra show e inchiesta, «senza esclusione di colpi». L'allestimento di Froist/Nixon firmato da Elio De Capitani e Ferdinando Bruni,  mantiene tutta la forza narrativa del testo originale scritto da Peter Morgan: il senso dell'attesa, l'ansia e l'eccitazione dei preparativi e la tensione crescente nelle interviste rilasciate dall'ex presidente degli Stati Uniti Richard Nixon al conduttore televisivo David Frost.
 

Visto il 11-01-2015