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FUGA A TRE VOCI

Non è amicizia, non è amore, ma molto di più: Marco Tullio Giordana e un dialogo a tre

Alessio Boni e Michela Cescon
Alessio Boni e Michela Cescon

Un domani rimpiangeremo di non scrivere più lettere, perché non potremo più leggere nuovi, appassionanti epistolari. Forma talvolta preziosa di letteratura, come nel caso della sublime corrispondenza fra Abelardo ed Eloisa. E proprio un appassionante scambio di lettere, di un tempo più vicino a noi, ha attirato l'interesse di Marco Tullio Giordana, regista de La meglio gioventù, I cento passi, Nome di donna, e che a settembre inizierà a girare un lavoro ancora segreto. Al punto di sollecitarlo a cimentarsi nella scrittura teatrale.

Fuga a tre voci è il testo che ha ricavato dall'epistolario tra la scrittrice Ingeborg Bachmann e il compositore Hans Werner Henze, edito a cura di Hans Holler nel 2008 da EDT sotto il titolo Lettere da un’amicizia. Pièce presentata in prima assoluta a sigillo del 45mo Cantiere d'Arte di Montepulciano, feconda fucina di talenti fondata proprio da Henze nel 1975.

Nati nel Nord, innamorati del Sud

Austriaca lei, tedesco lui. Bachmann ed Henze erano coetanei – data di nascita il 1926 – ed entrambi fascinosi ed intriganti. Si conobbero nel 1952, e nacque un'attrazione fatale, inesorabile. Lei si stava rivelando una grande poetessa, lui era un promettente compositore insofferente alle regole, vecchie o nuove che fossero. Pian piano sarebbero diventati famosi. Ed erano innamorati dell'Italia, eletta a frequente, magico buen retiro.

Michela Cescon

Il loro ventennale rapporto, fertile di idee e di stimoli reciproci, intensificato da frequenti convivenze italiane e mantenuto vivo da una corrispondenza senza segreti, arrivò ad un soffio dal matrimonio. Era stato lui a volerlo, malgrado la sua omosessualità, salvo poi cambiare idea all'ultimo. Lei non se la prese più di tanto: era abituata a rapporti sbagliati e burrascosi, vissuti con tipi come Max Frisch o Paul Celan.

Rimasero nonostante ciò legati da grande confidenza. Continuarono a scambiarsi lunghe missive sino alla tragica morte di lei, nel dicembre 1973. Irriducibile fumatrice, stordita dai farmaci, con una sigaretta diede fuoco alla vestaglia causandosi terribili ustioni. Morì dopo due settimane di dolorosa agonia. Lui le sopravvisse sino al 2012.

Un dialogo a due, anzi a tre

Scelti alcuni passi di lettere che parlano ora d'amore, ora di lavoro, ora di cose di tutti i giorni, "reinventati" e ricuciti senza stravolgerne il senso, Giordana ha chiamato Alessio Boni a leggere quelle della Bachmann, e Michela Cescon quelle di Henze. Personaggi che dunque parlano ognuno con la voce dell'altro. Sul palcoscenico del Teatro Poliziano, in una densa penombra, i due leggono e recitano seduti davanti ad un leggio, dietro loro altri leggii danno l'idea di un'orchestra assente. Sono interpreti intensi, appassionanti. In mezzo il chitarrista Giacomo Palazzesila terza voce - apre sulle note dei Drei Tentos del compositore tedesco, poi esegue altra sua musica, foggiando convenienti pause alla traccia epistolare.

Giacomo Palazzesi

Emergono dalle parole due figure vivide, appassionanti, legate dalla voglia di vivere, di lavorare, di affermarsi, e da uno strano legame, intenso e profondo ma senza eros. Come Abelardo ed Eloisa, appunto. Lei è più tenera, flessibile, ci svela un carattere intimamente remissivo e dolce. Lui è più stravagante, estroverso, talvolta svagato e superficiale nella vita, ma ferreo nel lavoro. Entrambi, sempre pieni di idee, di progetti, di iniziative, sempre in movimento.

Uniti, dopo la morte

Poi il finale. La musica se ne va. Molti anni dopo la sua morte, il compositore intravede Ingeborg seduta al tavolino d'un bar. Lui però è come paralizzato, lei sembra ignorarlo, forse non gli perdona di non averla salvata. Però infine si sorridono, si tendono le mani. 

Alessio Boni

Ha detto Giordana: «Henze racconta questo suo sogno nella sua bellissima autobiografia “Canti di viaggio”... e ho pensato che non potevo assolutamente ignorare questa proiezione così visionaria della nostalgia e del senso di colpa»

Buon drammaturgo prima, vero uomo di teatro poi.

Visto il 02-08-2020
al Poliziano di Montepulciano (SI)