Macerata, teatro Lauro Rossi, "Fuochi a mare per Vladimir Majakovskij" di Andrea Renzi
UN INCENDIO NEL CUORE
“Posso dire in coscienza che, tranne una camicia lavata di fresco, non mi occorre nulla”.
Vladimir Majakovskij viene sempre ricollegato alla rivoluzione russa ed è, per antonomasia, il poeta di quella rivoluzione. Ma questo ha portato anche problemi esegetici e divulgativi della sua opera, a torto considerata semplicemente come l'opera di un “cantore della rivoluzione”. Certo è che il furore e la passione che divoravano il giovane russo da soli sono una rivoluzione, avendo egli messo in gioco tutta la sua vita nella scrittura e nell'affrontare i cambiamenti enormi di quel momento storico.
Con gli stessi coraggio e passione, Andrea Renzi da anni porta in scena questo emozionante spettacolo, da lui elaborato sui testi di Majakovskij, rispecchiandosi nell'energia e nel furore del poeta. Dal 1993, anno del debutto, ad oggi, di certo il rapporto di Renzi con i testi è cambiato, seppure rimangono i contenuti universali. Amore, giustizia, lotta, politica, libertà, poesia, vita, morte, solitudine, rabbia, furore: c'è tutto Majakovskij in questa attenta scelta drammaturgica che fa apparire con onestà e verità la vita e l'opera del grande poeta, come anche la sua fine inesorabile, inevitabile. Come a sfogliare pagine, contribuisce il suggestivo e perfetto impianto luci di Pasquale Mari, luci bianche o rosse, di taglio o dall'alto, sempre capaci di rinnovare ed evocare luoghi e sentimenti. In uno ai suoni di Daghi Rondanini, azzeccati soprattutto nelle pagine su Lenin.
Il cuore del monologo è nell'ampiezza degli orizzonti, vasti ed animati da utopie profonde, attraversati con quella rabbia futuristica che un po' ancora oggi ci appartiene. “Dite ai pompieri che sui cuori ardenti ci si arrampica con le carezze”: Majakovskij ha un approccio immediato e senza filtri con ogni tipo di oggetto e di sentimento. Questo lo rende così comprensibile e vicino, soprattutto ai giovani, soprattutto oggi, in questi tempi dissestati moralmente: “Non puoi vivere la tua vita senza che inquinate conchiglie si attacchino ai tuoi fianchi”.
Andrea Renzi è uomo e attore sensibile ed intelligente, qui in una prova di grande intensità. Evita l'immedesimazione con il poeta e si fa solo tramite delle parole di quello. Tramite di lusso, con una interpretazione assolutamente di livello altissimo, gesti misurati ed efficacissimi, movimenti in linea con l'andamento delle parole, voce piana e morbida.
“La notte sempre più si impantana, le porte cigolano come se battessero i denti per il freddo”: nei suoni spesso onomatopeici delle composizioni Renzi passa in rassegna i vari temi, con l'intercalare di colpi di pistola che ci ricordano, fin dall'inizio, la fine del poeta. Echi e modalità futuristici si stemperano in una dialettica profondamente romantica, intendendo con questo un rilievo dato al sentimento, vissuto e narrato. L'uomo è sempre in primo piano, un uomo non più eroe, ma umano e fragile (e qui sta la distanza con il futurismo e la vicinanza con l'oggi), “ma a me voi uomini siete più cari di ogni altra cosa”, seppure in certa veemenza sembra esserci l'ombra del superuomo zarathustriano, non così lontano dalla giovinezza di Majakovskij.
“Hanno di nuovo decapitato le stelle, insanguinando il cielo come un mattatoio”. Nel significativo finale, in quel fuoco d'artificio luminosissimo e brevissimo acceso da Andrea Renzi (o forse da Majakovskij stesso), brucia tutta la giovinezza del poeta russo, struggente metafora di una vita vissuta veloce ma fino in fondo. Una vita che non ha aspettato che il destino si compisse, anzi, al contrario, una vita che il destino l'ha provocato.
Lo spettacolo arriva al cuore degli spettatori, che seguono con il respiro sospeso ed alla fine esplodono in un interminabile applauso liberatorio, che sembra non finire, che dovrebbe non finire. Per Vladimir Majakovskij. Per Andrea Renzi.
FRANCESCO RAPACCIONI
Visto a Macerata, teatro Lauro Rossi, il 16 novembre 2006
Visto il
al
Lauro Rossi
di Macerata
(MC)