Andrea Robbiano interpreta questo monologo con una straordinaria capacità di affrontare i toni più differenti, con il sottotitolo che annuncia un Leopardi “come non ve l’ha mai raccontato nessuno”.
Oltre duecento rappresentazioni in tutta Italia: questo il biglietto da visita di Fuori misura, spettacolo giunto al terzo anno di repliche. La curiosità per questo successo è lecita, soprattutto se si considera l’argomento trattato: Giacomo Leopardi, uno di quei colossi della letteratura italiana che da studenti viene spesso affrontato con noia, e che da adulti si finisce con l’associare a polverose pagine di vecchie antologie scolastiche.
Ma attenzione: il sottotitolo dello spettacolo annuncia qualcosa di molto diverso, addirittura un Leopardi “come non ve l’ha mai raccontato nessuno”. Eccesso di ambizione? La curiosità aumenta…
La voce senza tempo della poesia
Andrea Roversi, laureato in lettere e filosofia, sogna di insegnare, ma per guadagnarsi da vivere è obbligato a lavorare in un call center. Frustrato e depresso, trova sfogo nelle chiacchierate con il custode del palazzo in cui vive, l’algerino Salim, concentrato di saggezza popolare e senso pratico. L’arrivo di un telegramma cambia improvvisamente la situazione: Andrea è chiamato in una scuola media, anzi, la scuola che lui stesso aveva frequentato da studente, per una supplenza in lettere. Dapprima entusiasta, poi sempre più intimidito dal compito di affrontare la classe, subisce un autentico tracollo quando scopre quale dovrà essere l’argomento della sua prima lezione: Leopardi. Ma il professor Roversi trova risorse inaspettate e si addentra in modo originale e sorprendente nell’opera e nella vita del poeta di Recanati.
Spezzoni di poesie e di testi leopardiani si alternano a riflessioni profonde sui sentimenti che da sempre coinvolgono l’animo umano: il desiderio di amore, la difficoltà di farsi capire, l’incapacità di adeguarsi al mondo, la voglia di fuggire dalla mediocrità, questo insopportabile sentirsi “fuori misura” di fronte alla vita. Il Leopardi alto solo un metro e trentanove, malato, gobbo, uno “sfigato” a tutto tondo, oggetto della derisione dei contemporanei, ci parla ancora oggi con una voce tanto attuale quanto sincera, facendo vibrare le corde di tutte le nostre emozioni.
Il teatro diventa palcoscenico
La scenografia è semplice: una cattedra, una lavagna, dei libri appoggiati a terra, un appendiabiti (più una scopa per rappresentare Salim, in cui il protagonista si sdoppia). E’ il microcosmo della scuola che tutti conosciamo, ma che qui si allarga lentamente fino a trasformare in palcoscenico tutto il teatro, fra le cui file il professor Roversi si avventura coinvolgendo gli spettatori, specie i più giovani, fino a trascinarne uno sulla scena. Si vive così un crescendo sempre più coinvolgente che porta il pubblico a sentirsi a sua volta protagonista e complice della affascinante lezione di questo bizzarro insegnante.
Una straordinaria prova d’attore
Andrea Robbiano interpreta questo monologo con una straordinaria capacità di affrontare i toni più differenti. In primo luogo ci si diverte, grazie a una serie di trovate originali - pensiamo alla esilarante top five dei poeti italiani presentata in stile dee-jay – e a una formidabile abilità nel far sentire la platea parte attiva della rappresentazione.
La poesia assume una veste fresca ed emozionante, si scrolla di dosso le ragnatele del passato e ci comunica tutta la sua bellezza e attualità. La conclusione è affidata alla recitazione dell’Infinito: un colpo basso, o forse solo un colpo al cuore, che condensa in quattordici versi tutte le emozioni di uno spettacolo bellissimo.