Prosa
GADDA VS GENET

Per il secondo anno consecuti…

Per il secondo anno consecuti…
Per il secondo anno consecutivo, torna sulle tavole del "Piccolo Eliseo", la compagnia del "Teatro Libero di Rebibbia". Partendo dall´assunto teorico e programmatico più volte dichiarato dallo stesso Genet, e cioè che "per poter giudicare, bisogna esser stati innanzitutto colpevoli e condannati", il regista Fabio Cavalli, formatore nelle carceri e demiurgo sul palcoscenico, utilizza l´immagine rifratta di una delle più controverse figure della letteratura del xx secolo, per mettere in scena un progetto drammaturgico che intende scandagliare proprio la condizione esistenziale della detenzione, della presunta onestà del mondo, del fragile e labile confine logico tra ipotetica determinazione dell´atto di giustizia e concreta realizzazione della conseguente condanna. Se Genet, ladro e poeta, ci ha, come siamo indotti a ritenere, consegnato una lezione provatamente verificabile, allora gli attori di "Gadda vs Genet", tutti rigorosamente detenuti <>, potrebbero oggi emettere la più credibile delle sentenze, sentenze apparentemente paradossali ma, comunque, assolutamente in linea con la costante esplorazione delle relazioni reciproche di potere su cui, secondo quanto emerge dalle stesse opere dell´intellettuale prostituto e criminale, si radicano e si innervano le dinamiche socio-ambientali più ricorrenti. La drammaturgia di Cavalli, quindi, si propone di mescidare esperienza personale ed espressione teatrale proprio come accadde, d´altronde, allo stesso Genet e, come il grande scrittore francese, intende innescare un corto circuito volto a dimostrare il potenziale poetico e speculativo sia di un´inedita ed asistematica trasfigurazione lirica sia della lezione esistenzialista in genere, dell´individuo commediante e martire, costantemente dibattuto tra Destino e Libertà. Al di là di ogni compiaciuta e perbenistica considerazione morale e di qualsiasi arzigogolata elucubrazione borghese, è necessario riconoscere l´importanza di consimili operazioni in quanto gli aspetti umani e sociali, che sono evidentemente le istanze profonde di certi lavori, vengono prima di qualsiasi valutazione etica o estetica e se la colpa è una colpa di questo mondo, allora chi è senza peccato è come chi tenta di spiegare un´opera d´arte: abbaia all´albero sbagliato. Roma, Piccolo Teatro Eliseo, 11/12/08
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