La cornice non poteva essere più suggestiva: immobili le acque del lago dai riflessi rosati in una placida serata estiva, luna piena, il grande teatro all’aperto gremito di gente per una serata volta a valorizzare la musica operistica e a premiare alcuni dei suoi protagonisti. “L’Oscar della Lirica” ha già avuto luogo all’Arena di Verona con lo scopo di avvicinare a un repertorio di nicchia il grande pubblico, la novità della formula proposta a Torre del Lago è stata di dare maggiore rilievo alla competizione istituendo premi specifici assegnati da una giuria qualificata.
Lo spettacolo, che ha visto salire sul palcoscenico ed esibirsi quasi tutti i vincitori, è stata introdotto da versi composti per l’occasione dal poeta Davide Rondoni e inframmezzata da gradevoli interventi di danza moderna e musica sinfonica, il tutto all’ombra di una Tour Eiffel illuminata da suggestivi giochi di luce (la scenografia della prossima Bohème).
Ecco i premiati per le varie categorie. Celso Albelo (tenore) è giovane ma dallo stile inappuntabile e maturo e ci ha convinto soprattutto nella cesellata “furtiva lacrima“. A Dimitra Theodossiou (soprano) si addice un premio per la grinta competitiva ed è soprattutto nell’affiatato duetto “Mira o Norma” con Sonia Ganassi (mezzosoprano) che si apprezzano le doti belcantiste. Azzeccata la scelta della Ganassi, particolarmente versata nel repertorio francese, di proporre come aria solista l’incantatoria “Mon coeur s’ouvre à toi” dal Samson et Dalila. Fabio Armiliato (Opera al cinema) ha avuto grande successo come attore nell’ultimo film di Woody Allen ed è una presenza abituale del Festival Pucciniano: per compensare la sua assenza dal cast di Tosca di quest’anno ha riproposto nella notte di luna la sua collaudata “E lucevan le stelle“. Avremmo voluto sentire cantare Ildar Abdrazakov (basso), ma ci siamo dovuti accontentare dei suoi ringraziamenti: peccato! Un piacere ascoltare le riflessioni spontanee ed intelligenti di Michele Mariotti (direttore d’orchestra) sulla necessità di andare a teatro semplicemente per “vivere” l’opera senza dar troppo peso a note, snobismi e pregiudizi. Richard Peduzzi ha ricevuto il premio per la scenografia. Assenti giustificati Gerald Finley (baritono) e Daniele Abbado (regia).
A Franco Corelli, che proprio a Torre del Lago chiuse nel 1976 la carriera con Bohème, è stato assegnato il Premio Speciale alla Memoria e da Corelli si passa a Bocelli, ora guest star, allora bambino folgorato dal tenore marchigiano sulle rive del lago: Bocelli si abbandona ai ricordi ma in modo umile e simpatico, giustamente si deve festeggiare Corelli e non lui. A parte la gradevole presenza, non ci hanno particolarmente colpito le emergenti Maria Florencia Machado (premio new generation) e Angela Bonfitto.
L’orchestra del Festival Puccini diretta da Elisabetta Maschio, bellissima ed elegante in un lungo abito da sera, ha accompagnato con garbo i cantanti e ha avuto il suo momento di gloria nell’Intermezzo tratto da Manon Lescaut.
Alfonso Signorini ha condotto il gala con taglio televisivo introducendo i vincitori e intrattenendosi con loro. Giustissimo dare risalto alle motivazioni che hanno determinato le varie scelte, ma troppe chiacchiere e aneddoti hanno inevitabilmente dilatato la serata (oltretutto iniziata con notevole ritardo) distogliendo in parte l’attenzione dalla musica: pregi e difetti di una serata di gala. Non vogliamo fare antipatici paragoni, ma avendo assistito di recente al Placido Domingo’s Operalia Winners a Londra (gala con Domingo e vincitori del suo concorso, famosi e non) segnaliamo che in tale occasione si è preferito far “parlare” direttamente voci e musica, limitando la presenza del parlato a brevi quanto incisivi interventi in un video di apertura.
L’evento, promosso da Festival Pucciniano e Fondazione Arena di Verona con la partecipazione di altri enti pubblici e sponsor privati, ha avuto una grande, oserei dire sorprendente, affluenza di pubblico. Non male per un Festival fino a poche settimane fa ancora nell’incertezza.