Ghost – Il Musical, per la regia di Federico Bellone, è sbarcato a teatro. Il lavoro vanta più d’un punto di forza. Tutti gli attori hanno la capacità di tenere il palco senza incertezze e stanchezza per oltre due ore.
Ghost – Il Musical, per la regia di Federico Bellone, è sbarcato a teatro, dove miete per lo più consensi. La sceneggiatura, del resto, tende a riprodurre in maniera piuttosto precisa gli snodi della trama e dei dialoghi, essendo stata curata dallo sceneggiatore originale del film Bruce Joel Rubin, che nel 2011 aveva dato il via alla versione teatrale del film, presentata in anteprima mondiale al Manchester Opera House.
I sogni spezzati
La trama è nota: Sam, bancario di New York – interpretato dal trentatreenne Mirko Ranù – è fidanzato con Molly – in scena, la giovanissima Giulia Sol (classe 1995). La felicità dei due è ben resa dall’inizio della messinscena, in cui un semplice ambiente casalingo composto solo da un divano con mezza spalliera e un frigorifero rosso, è sufficiente a far esplodere l’entusiasmo di concepire e programmare una vita insieme. “Sempre non potrà bastare”, cantano i due artisti, dando voce tangibile alla contentezza febbrile di due innamorati.
Una sera, però, tutti i sogni s’infrangono al boato d’uno sparo nel buio; Sam viene assassinato da un tizio incappucciato. Da allora, di lui resta e vaga il fantasma, intrappolato ancora in questo mondo perché ha una missione da compiere: salvare Molly, e il ricordo nostalgico e a tratti commovente – “tu strappi gli anni miei” – della sua amata. Ciò che viene preannunciato nell’occhiello della locandina del musical, con quel punto fermo a mo’ di rafforzativo (L’amore. Per sempre), si rivela pertanto essere la tematica più importante della pièce.
Fantasmi e scomposizioni
Il lavoro vanta più d’un punto di forza. Innanzitutto, gli effetti speciali quasi da cinema. Il merito è di Paolo Carta, il cui compito è proprio quello di dare la vita e l’illusione dell’entrata e dell’uscita dei fantasmi attraverso le porte chiuse, e addirittura nella pancia della medium Oda Mae (ruolo che fu di Whoopi Goldberg e che le valse l’Oscar).
Inoltre tutti gli attori hanno la capacità di tenere il palco senza stanchezza per oltre due ore. Spicca, tra questi, la ventottenne Gloria Enchill, che sa interpretare e tenere testa ad un personaggio d’una stravaganza unica nel suo genere come quello della sensitiva, e inoltre Sol, che vestendo in canottiera e salopette come a suo tempo aveva fatto Demi Moore, dà prova anche di abilità canore.
Veloce, mobile e dinamico risulta l’avvicendarsi delle scene, al pari delle scrivanie e delle sedie dotate di rotelle che anche gli artisti spostano, compongono, scompongono e ricreano di continuo.
Non altrettanto si può dire per la musica: troppo poco spazio è stato concesso alla bellissima colonna sonora Unchained Melody dei The Righteous Brothers, a vantaggio oltretutto di canzoni le cui parole attestano (tranne rari punti) il difetto d’una semplicistica e si direbbe abborracciata composizione.